Le parole del tennista romano dopo la vittoria al debutto su Lorenzo Sonego che può dare tanto morale per tornare grande
Le lacrime dopo il match di Stoccarda, i tanti dubbi prima dell’ esordio a Wimbledon. Matteo Berrettini vince il derby azzurro durato tre giorni con Lorenzo Sonego con il punteggio di 6-7(5) 6-3 7-6(7) 6-3 e può tornare a sorridere.
Una vittoria importante che può dare tanto morale, come spiegato in conferenza stampa dal finalista dell’ edizione 2021 dei Championships: “I giorni da Stoccarda a qui sono stati giorni molto molto lunghi. Tutte le cose che sono successe mi hanno fatto vedere la mia carriera come qualcosa che devo fare invece che come qualcosa che mi va di fare, e quindi sono arrivato a un punto nel quale me la godevo poco. Spesso ci si accorge di queste cose quando si prende una facciata sul muro, che è stata la partita di Stoccarda. E allora mi sono detto basta, non deve succedere più. È per questo che adesso ho questo sorriso, perché l’unica cosa che volevo fare era calcare questi campi ed essere felice, perché quando la pressione aumenta, quando cominci a pensare tanto e vuoi fare bene, ti scordi un po’ di tutte le cose che sono capitate, da come sei partito. Mi ricordo quando avevo 18 anni e persi con Rublev, uscii da questo posto pensando: chissà se ci tornerò mai più. E avevo 18 anni, non 12, per cui ogni tanto fa bene fare un passo avanti e rendersi conto che adesso sto meglio di una volta, e questo aiuta tanto“.
Un commento sulle sospensioni: “Giocare la partita in tre giorni sicuramente mi ha aiutato, anche se non avremo mai la controprova di cosa sarebbe successo se fosse andata diversamente. È vero che quando arrivi in un torneo e non sei al 100% ti aiuta poter giocare più a lungo, anche se ogni volta che ci si ferma e si ricomincia si sente comunque la fatica accumulata prima. Tuttavia non è facile rimanere qui dalla mattina alla sera e rimanere sempre pronti per giocare: ieri abbiamo giocato due set, e mi sembrava di averne giocati sette“.
Le difficoltà del primo set: “Tecnicamente la partita è stata come andare a fare un esame all’università e sapere di non aver studiato. Dopo i due set di ieri, all’uscita dal campo, ho detto a Vincenzo (Santopadre, ndr) che ho pensato a tutto durante il match tranne che alla partita: ogni cosa mi distraeva, pensavo a Tsitsipas che giocava sull’altro campo, pensavo al pubblico, pensavo a casa, pensavo agli altri, è davvero difficile prendere il ritmo gara, ed essendo uno che naturalmente pensa un po’ troppo vado a perdere gli automatismi in campo“.
Infine sul prossimo avversario, l’australiano Alex de Minaur: “Ci conosciamo da molto tempo. Ci siamo incontrati la prima volta in un Challenger a Segovia nel 2017, l”ultima volta nella ATP Cup lo scorso anno. È molto migliorato, è un gran combattente, non molla mai. Sarà un match molto difficile. Lui è testa di serie, io no. Cerco di pensare un giorno alla volta, un punto alla volta. Al momento non mi pare vero di aver vinto il primo match. La scorsa settimana ho seriamente pensato di ritirarmi, non mi sentivo pronto. Ma ho giocato comunque. E comunque vada, sono felice di essere qui, e questa è la cosa più importante“.