In un’intervista rilasciata a Sport.sk, l’ormai ex coach di Djokovic ha analizzato le cause della rottura e ripercorso i momenti indelebili vissuti insieme
La collaborazione tra Novak Djokovic e Marian Vajda è terminata. La separazione è avvenuta di comune accordo e nelle ultime ore l’allenatore slovacco ha parlato a Sport.sk, svelando alcuni retroscena e facendo il punto sul proprio futuro.
“Le cose non andavano bene da luglio – ha spiegato Vajda – con Novak uscito a pezzi dagli US Open dopo essersi spremuto ai Giochi Olimpici. Non ero favorevole alla sua partecipazione a Tokyo, le scadenze erano troppo strette, il tempo di preparazione troppo breve e lo sforzo mentale e fisico troppo grande. Poi è arrivata la questione della non vaccinazione, a causa della quale non avrebbe giocato molti tornei. Dopo aver valutato tutte le circostanze, abbiamo deciso consensualmente di porre fine alla nostra collaborazione professionale”.
“Abbiamo ufficialmente raggiunto un accordo dopo le Nitto ATP Finals di Torino, anche se le cose non andavano bene già prima, dopo la finale degli US Open contro Medvedev, quando non è riuscito a portare a termine il Grande Slam. Mi aveva promesso che sarebbe venuto a Bratislava per parlarmi e che in qualche modo avremmo chiuso bene. In realtà è stato un periodo difficile e alla fine mi ha invitato a Torino dove abbiamo chiuso i rapporti”. I due hanno vissuto insieme momenti indelebili. “Con Novak ho condiviso gioie incredibili ma se dovessi sceglierne una direi la finale di Wimbledon nel 2011 contro Rafa Nadal. Era il primo Wimbledon di Novak e battendo il numero uno del mondo, poteva essere lui il prossimo numero uno. Fino ad allora solo Federer e Nadal avevano vinto a Londra dal 2002. E dal 2004 solo loro due si erano alternati in cima alla classifica. Ho potuto dire per la prima volta che stavo allenando il miglior giocatore del mondo”.
I piani per il futuro. “Dopo tanti anni di viaggi, ho voglia di riposare e passare del tempo a casa ma non sarà per sempre. Mi piacerebbe sperimentare qualcosa di nuovo, magari una sfida con un altro giocatore. I migliori allenatori non sono sempre fortunati con i loro allievi. Lendl, ad esempio, ha avuto successo con Murray ma non si è trovato bene con Zverev”.
“Novak? Ho sempre avuto fiducia in lui. Abbiamo lavorato bene insieme e c’è tanto di me nei suoi successi. Giocatori così non capitano tutti i giorni”.