Reduce dalla netta vittoria ottenuta ai danni di Stefan Kozlov, Daniil Medvedev ha spiegato in conferenza stampa l’importanza di non dare giudizi sulla gente basati solo ed esclusivamente sulla loro provenienza geografica
Daniil Medvedev è tornato in grade stile agli US Open, torneo che, un anno fa, vinse giocando benissimo e perdendo solo un set in sette partite. Il numero 1 del mondo, chiamato a fare bene per restare seduto sul trono della classifica, ha iniziato la sua avventura newyorkese come meglio non avrebbe potuto aspettarsi, inaugurando l’Atrhur Ashe Stadium ed eliminando lo statunitense Stefan Kozlov con un perentorio 6-2 6-4 6-0, match giocanto in maniera convincente dal finalista degli Australian Open. Il russo, in conferenza stampa, ha voluto soffermarsi però su un argomento che tiene molto banco nel 2022, ossia l’invasione russa ai danni dell’Ucraina: cosa possiamo imparare da questa brutta situazione? Come dobbiamo rapportarci l’un l’altro, soprattutto nei confronti di russi e ucraini?
“Come persona, certo, un po’ come tutti, di imprare qualcosa dalle situazioni, belle e brutte, nelle quali mi trovo. Non mi ritengo ancora abbastanza maturo o vecchio per poter dare grandi giudizi sulle principali questioni mondiali, ma ho 26 anni e, quando, il 31 dicembre, mi guardo indietro, penso sempre ‘Cosa ho imparato e cosa posso fare meglio l’anno prossimo?’ Da parte, mia, soffermandoci sulle tensioni tra russi e ucraini, quello che cerco di fare e di rapportarmi a tutti sempre in modo gentile, analizzando chi ho di fronte nella sua individualità. Ho tanti amici sparsi per il mondo – ha proseguito il numero 1 del mondo –, di diverse nazionalità, e, quando è iniziata l’invasione, avrebbero potuto semplicemente voltarmi le spalle perché sono russo. Ma molti di loro sanno bene chi sono e sanno che non tutti i russi sono delle cattive persone: io sono Daniil Medvedev e cerco di dare il buon esempio in tutte le situazioni, anche se a volte non riesco a fare del mio meglio. Gioco sempre a tennis, sorrido alla gente così come facevo prima della guerra e ciò che sta accadendo in Ucraina non cambierà il mio pensiero sulle persone: ci sono molti ucraini bravi e ce ne sono alcuni cattivi, ci sono molti russi bravi e ce ne sono alcuni cattivi. Dobbiamo cercare sempre di rapportarci alle persone in quanto individui e non dare giudizi basandoci solo ed esclusivamente sulla loro provenienza geografica“.
Il moscovita, poi, ha riflettutto sulla pressione di giocare uno Slam con il ruolo di campione in carica. “Sicuramente non voglio dimenticare i bei ricordi dell’anno scorso. C’è un po’ di pressione in più, più che altro perché, se non giocherò bene qui per qualche ragione, la gente potrebbe dire orgogliosa che il campione in carica ha perso o qualunque altra cosa di questo genere. Ma non mi interessa più di tanto, so cosa devo fare. So che voglio giocare bene e, se non lo faccio, non mi importerà di non aver diveso il titolo, sarò semplicemente dispiaciuto di aver perso un’occasione quest’anno. E sicuramente la mia fiducia ne risentirebbe, visto che ho sempre giocato bene a New York. Ho sempre amato giocare agli US Open, quindi voglio giocare bene, divertirmi e spingermi il più avanti possibile nella competizione”.