Il serbo ha raggiunto la semifinale numero 47 a livello Major grazie alla vittoria ottenuta in tre set ai danni di Taylor Fritz

Grazie alla vittoria ottenuta in tre set su Taylor Fritz con il punteggio di 6-1 6-4 6-4 dopo 2 ore e 38 minuti di gioco, Novak Djokovic è diventato il tennista ad aver centrato più semifinali negli Slam, raggiungendo quota 47 e superando così Roger Federer. “Oggi è stato un test importante, per vedere come sarebbe stato giocare sull’Arthur Ashe contro un tennista tra i top americani. Taylor (Fritz, ndr) ha giocato un gran tennis questa settimana, ma ero molto determinato – ha commentato in conferenza stampa il serbo -. Avevo bene in mente come dovevo comportarmi in campo, nonostante a volte nella foga del momento si faccia fatica a incanalare le energie nel giusto modo, con il giusto approccio, verso quello che effettivamente serve. Bisogna solo riuscire ad adattarsi alle varie circostanze. Anche il pubblico svolge il suo ruolo in questo. C’è stato un momento in cui Taylor si è fatto trascinare benissimo dalla folla, e il risultato si è visto. Per questo ho fatto di tutto per chiudere il match in tre set, perché sapevo che, se fossimo andati al quarto, per me sarebbe stato difficile gestire i tifosi. È logico che gli spettatori supportino l’idolo di casa, ed è quello che succederà anche venerdì. Ma sarò pronto“.

Nole ha sottolineato: “Recuperare ora rispetto a dieci anni fa è semplicemente un’altra cosa. Devo adattarmi ai cambiamenti: ho due figli, accadono molti fatti fuori dal campo che sono parte della mia vita e che influiscono, nel bene o nel male, sul mio stato mentale ed emozionale. Si deve capire come gestire tutto ciò e creare la formula ideale. Devo dire che ho molte persone intorno a me, come i medici e i fisioterapisti, che garantiscono ogni giorno che il mio corpo possa competere con la miglior forma possibile. Certamente, però, ho molte più cose a cui devo pensare oggi rispetto a dieci anni fa, ma questa è la bellezza della vita. Le cose cambiano, si evolvono. L’aspetto mentale è imprescindibile; ambito di cui, nel tennis di alcuni anni fa, non si sentiva parlare molto. Mi fa felice che negli ultimi anni, invece, se ne parli, soprattutto perché poi i giocatori sanno cosa gli aspetta, gli ostacoli che devono valicare sapendo che possono avere a fianco una guida. E se tutto va a gonfie vele, poi in campo hai qualcosa in più, qualcosa che ti può aiutare nei momenti che contano“.

E sul pubblico, ha aggiunto: “Gli spettatori chiacchierano, si muovono, quindi devi essere pronto a questo, specialmente allo US Open nelle sessioni serali. Fa parte del tutto. Resta il fatto che, se qualcuno ti infastidisce in un punto importante o in una palla break o in una seconda di servizio dove senti particolarmente la pressione, allora sì che reagisci. Ma fa sempre parte della foga del momento e dell’intensità del gioco a cui siamo sottoposti. Mi fa piacere che il pubblico interagisca con il match, perché vuol dire che si sta mettendo in scena una buona partita e, quindi, che si stanno divertendo. Alla fine, loro pagano un biglietto per vederci giocare, e noi gli offriamo uno spettacolo così che poi possano tornare a casa soddisfatti e divertiti di quello a cui hanno preso parte“.