Brilla, eccome se brilla la stella di Casper Ruud sotto il cielo di New York: il norvegese sconfigge Karen Khachanov con una prestazione sontuosa e si assicura un posto nella finale degli US Open

Brilla, eccome se brilla la stella di Casper Ruud sotto il cielo di New York, la città dei sogni, come l’ha lui stesso definita in conferenza stampa, la città che può definitivamente consacrare questo tennista che, a lungo sottovalutato, sta facendo pian piano ricredere un po’ tutti. Perché, se in un anno raggiungi due finale Slam e lo fai su due superfici differenti, no, non può proprio essere un caso. Fortuna, gioco noioso, qualsiasi altra scusa non regge più: Ruud è un top player ormai affermatissimo. 7-6 6-2 5-7 6-2 il successo ottenuto contro Karen Khachanov per acciuffare la finale degli US Open, una vittoria ottenuta con merito e senza mai lasciare il dubbio che questo match potesse concludersi con il successo per chi gli stava di fronte. Un Khachanov che tornerà in top 20, ma che oggi deve fare strada a colui che supererà Rafael Nadal e sarà certamente numero 2 del mondo, numero 1 qualora Carlos Alcaraz non raggiunga la finale oppure perda, nell’atto conclusivo, contro il norvegese. Nel frattempo, dopo il Roland Garros sulla sua amata terra battuta, Ruud si conferma anche sul cemento americano conquistando la finale agli US Open, dando seguito alla finale colta ad aprile nel Masters 1000 di Miami. Basta un dato per descrivere la portata dell’impresa: tra tutti i tennisti che, ad oggi, hanno 32 anni o meno, soltanto Dominic Thiem e, appunto, Ruud possono vantare almeno una finale Major su due superfici diverse.

Il primo set mostra chiaramente l’enorme importanza che questa partita ha per i due contendenti: Ruud vola subito sul 2-0, ma Khachanov mette immediatamente a segno il contobreak e poi firma il sorpasso, portandosi a servire avanti 4-3. Il quinto favorito del seeding, però, non di perde d’animo, torna in carreggiata e, nel nono game, annulla una pericolosissima palla break al russo, che deve poi arrendersi al tiebreak per 7 punti a 5, al termine di un set point durato la bellezza di 55 colpi e chiuso da Ruud con un favoloso rovescio lungolinea. Sulla ali dell’entusiasmo, il tennista scandinavo domina in lungo e in largo la seconda frazione: non sfruttata una situazione di 0-40 nel gioco d’apertura, il finalista del Roland Garros si rende protagonista di un parziale di 20 punti a 1 per issarsi, in un batter d’occhio sul 5-1 e poi chiudere 6-2 qualche istante più tardi. Il terzo set vede i servizi salire in cattedra e, eccezion fatta per una palla break salvata da Ruud nel terzo gioco, si arriva piuttosto rapidamente sul 5-5, dove è Khachanov a piazzare la zampata vicente e ad evitare il tiebreak: 7-5. Cambio di rotta nel match? Macché! Il norvegese parte a spron battuto nella quarta frazione, è determinato ad evitare il quinto parziale e, nel terzo game, piazza un break grazie ad un dritto in corsa lungolinea che sfida letteralmente le leggi della fisica. Lì si scioglie la testa di serie numero 27: il campione di Buenos Aires, Ginevra e Gstaad ingrana la quinta in maniera definitiva e chiude, dopo 3 ore esatte di gioco, 7-6 6-2 5-7 6-2, qualificandosi per la finale degli US Open. Ebbene sì, c’è ancora chi lo chiama terraiolo…