Le parole di Matteo Berrettini in conferenza stampa dopo il successo ottenuto contro Casper Ruud, nella partita che ha consegnato all’Italia il pass per le semifinali della United Cup. L’azzurro ha parlato anche del proprio passato tennistico, sottolineando l’importanza di Vincenzo Santopadre nel suo cammino.
Matteo Berrettini ha sconfitto Casper Ruud nella notte italiana, garantendo all’Italia il passaggio del turno nella United Cup. L’azzurro si è confermato in gran forma dopo la vittoria contro il brasiliano Monteiro, e ha offerto una prestazione al di sopra delle aspettative, anche delle sue: “Sono felicissimo per questa vittoria, soprattutto per la prestazione. – Ha esordito in conferenza stampa. – Credo di aver giocato una grande partita. Conosco molto bene Casper, abbiamo giocato molte volte uno contro l’altro. È stato bello anche perché, come avevo detto dopo la partita con Monteiro, non mi aspettavo di essere in questa condizione dopo mesi di inattività. Non si sa mai come si sta quando si torna in campo, e sono molto contento per come è andata. Non vedo l’ora di giocare domani perché ci sentiamo bene, abbiamo vinto tutte le nostre partite e sono felice per l’Italia”. Gli azzurri hanno fatto en plein contro la Norvegia, ottenendo un ottimo 5-0. Sempre sulla prestazione: “Credo di aver servito molto bene. Contro Casper è un fattore importante, perché è un giocatore solido, prende sempre la decisione giusta. È importante essere aggressivo, non farlo giocare troppo. Abbiamo preparato bene la partita, sono stato efficace nei momenti importanti. Non ho sfruttato tante occasioni, ma ho sfruttato quelle giuste ed ero pronto per coglierle. Giocare aggressivo contro di lui è sempre importante, se gli si dà un po’ più di tempo, riesce a muovere la palla molto bene”.
L’Italia affronterà ora le City Finals di Brisbane, e non si sa ancora se ad attendere la nostra nazionale sarà la Polonia o la Svizzera, che si giocano il primo posto del gruppo B, la vincente dello scontro volerà poi a Sydney per le semifinali. Questa è la visione del campione romano: “Non ho mai giocato contro Stan (Wawrinka), tranne in un’esibizione a dicembre, se sarà contro di lui sarà interessante. È un grande giocatore, un campione, ha vinto tanti titoli. Non ho visto la partita, ma credo abbia giocato molto bene contro Bublik, quindi sarà pronto. Per quanto riguarda Hurkacz, lo conosco abbastanza bene, abbiamo giocato varie volte contro. Sono due grandi giocatori, soprattutto quando sono in condizione. Sarà una partita complicata con entrambi, ma mi sento bene, sto giocando bene e sono sicuro dei miei mezzi”.
Per Matteo sono arrivate poi domande personali e interessanti. Gli è stata chiesta un’analisi del suo passato nel tennis, e se avesse qualche consiglio da dare al sé stesso quindicenne: “Sono stato nella categoria junior nove anni fa, il tempo vola. Darmi un consiglio non è facile, credo di aver avuto molta fortuna, avendo conosciuto Santopadre quando avevo 14 anni. Scherzo spesso, ma voglio ringraziarlo, non lo ringrazio mai abbastanza per quello che abbiamo fatto insieme. Credo che la cosa importante sia che mi divertivo e che ancora mi diverto a fare quello che faccio. Ovviamente ogni volta è più difficile. All’inizio è tutto nuovo: giochi il primo Slam, giochi il primo torneo importante e poi arriva la pressione. Si impara come persona, si impara come giocatore e si tratta di imparare da ciò che sta succedendo. Credo che la cosa più importante, almeno per me, sia stata che, come dico sempre, ogni giorno aggiungo un mattone alla mia parete, così da sentire che, anche quando perdo, non è importante, ho sempre qualcosa da imparare. Questo è il consiglio: anche nei giorni peggiori, c’è qualcosa di buono, prendilo e cerca di migliorare”. Un ruolo fondamentale, dunque, quello di Vincenzo Santopadre, che però non è l’unico ad essere stato vicino a Berrettini, negli anni, per gestire la pressione: “La pressione non diminuisce mai. Non importa se sei un campione Slam, cosa che io non sono, o se sei uno dei primi dieci al mondo, c’è sempre. Ieri sera parlavo con il mio allenatore, sentivo molta pressione, non solo per questa partita ma per la stagione. La stagione sta iniziando ora e l’anno scorso è stato difficile, con molta pressione. Bisogna imparare da quello che si è, da quello che si sta facendo. Ho un mental coach da quando avevo 17 anni”.