Il fisioterapista del campione serbo, in una recente intervista, ha svelato nel dettaglio il suo lavoro con il fuoriclasse di Belgrado, a cui è legato dal 2017.

Curare la tenuta fisica di un fuoriclasse assoluto non è per nulla semplice poichè le responsabilità sono molteplici e bisogna soffermarsi su ogni minimo aspetto. Ancor più complicato è riportare un campione al massimo della propria condizione dopo un periodo di crisi profonda. Lo sa bene Ulises Badio, fisioterapista di Novak Djokovic dal 2017, nonché uno dei principali fautori della “rinascita” del serbo. Circa cinque anni fa, infatti, il fuoriclasse di Belgrado era crollato in classifica ed era arrivato a dubitare fortemente del proprio fisico. Il connubio col fisioterapista argentino, dovuto principalmente ad uno stile di vita simile, ha tuttavia ridato grande fiducia al serbo, che dall’anno successivo è poi tornato a dominare.

Questa collaborazione con Djokovic è stata la realizzazione di un sogno per Badio, come da lui stesso dichiarato in una recente intervista a SPortal.rs: “Avevo già visto Novak diverse volte quando lavoravo per l’ATP ma nel 2017 la possibilità di essere nel suo team si è concretizzata ed ho così raggiunto l’obiettivo che avevo sin da piccolo, ossia essere il fisioterapista del numero 1 al mondo“.

Durante l’intervista, poi, il fisioterapista ha spiegato nel dettaglio in cosa consiste il suo lavoro con il ventuno volte campione Slam e la grande responsabilità che si ha con un atleta del genere: “Il trattamento del fisico di Novak deve essere del 200% e per poter lavorare con lui bisogna soffermarsi su ogni particolare. Con lui – ha aggiunto – lavoriamo infatti 24 ore su 24. Non posso passare con lui semplicemente quattro ore al giorno, nel suo allenamento e vederlo dopo la partita. Devo seguirlo in ogni momento, anche quando è seduto per vedere qual è la sua postura o per vedere quanta acqua ha bevuto: ogni cosa conta e può influenzarlo durante una partita“.