La finale di uno slam è già di per sé un bel traguardo ma ancora tutto può accadere nella vita di questo bravehart del sud Europa, che gioca un tennis a testa alta come si addice a un grande eroe
A dispetto delle emozioni in campo, lo Slam francese ha dato il meglio di sé nell’intervista di fine match. Alla domanda di Marion Bartoli, tesa a far rivelare al giovane vincitore cosa significasse questa finale per se e la sua famiglia, Stefanos Tsitsipas ha liberato emozioni che solo a vederle fanno bene all’anima. «Tutto quello a cui riesco a pensare sono le mie radici», ha detto sollevando dalle tribune un gioioso brusio, e in un lampo i lineamenti achei del vincitore facevano il giro di quel mondo tennistico troppo spesso dipinto tra dollari, lustrini e poca umanità. Scopriamo, invece, che ha un cuore e per dirlo a tutti non potevano scorrere immagine più suggestiva di un campione, forse il più forte dell’ultima generazione, che a malapena trattiene le lacrime elogiando tutta la comunità greca sugli spalti che l’ha sostenuto incondizionatamente per l’intera durata del match. Una semifinale sofferta, dedicata a loro e a un paese che non vantava ancora un finalista di slam. «Sono molto felice che la Grecia faccia parte della grande comunità tennistica», ha detto ancora con parole avulse da ogni stucchevole formalismo. Un paese che aveva fin qui vissuto il grande tennis per procura attraverso campioni come Sampras e Philippoussis, di sangue greco ma con altra cittadinanza per vicende sociali che vanno oltre le emozioni sportive. La conquista di una soprattutto consacrata ad Apostolos, padre onnipresente con il quale scorre da sempre un flusso intenso tra campo e spalti fatto di gioie e dolori per uno sport tanto bello quanto crudele. Un padre che un giorno non troppo lontano gli salvò la vita sottraendolo a una perfida corrente marina che se lo stava portando via. Un padre coach e tifoso ma soprattutto un padre innamorato di quel figlio campione che sta facendo scintille nel tennis che conta. Con evidente appagamento mediatico, da Parigi è andato in onda tutto questo e assai di più spedendo via etere messaggi di genuina commozione che dovrebbero planare sui giovani come un grande insegnamento. Speriamo che qualcuno ne faccia tesoro! La finale di uno slam è già di per sé un bel traguardo ma ancora tutto può accadere nella vita di questo bravehart del sud Europa, che gioca un tennis a testa alta come si addice a un grande eroe. Quanto basta per vedere in Novak Djokovic un avversario blasonato ma da abbattere con la lealtà e la forza che appartiene agli uomini di grande coraggio. La chiudo qui rimandando tutto a domani e in vista di un cimento tanto duro, al giovane cittadino di Atene vorrei consigliare di scorrere un vecchio adagio secondo il quale conviene sempre puntare alla luna. ‘Male che vada’, conclude il detto, ‘avrai camminato tra le stelle’. Ma secondo me potrebbe anche arrivare a destinazione!