Tommy Paul, dopo aver vinto il suo match d’esordio nel Masters 1000 di Indian Wells, ha elogiato Novak Djokovic in conferenza stampa e ha raccontato il percorso che gli ha permesso di entrare tra i primi 20 tennisti del ranking
Tommy Paul è – possiamo affermarlo – un tennista straordinario, e ciò nonostante non abbia avuto i precoci picchi di rendimento fatti registrare da Carlos Alcaraz o di Jannik Sinner, bensì uno sviluppo più lento e graduale, come accaduto ad altri big della racchetta quali Daniil Medvedev, Casper Ruud o Taylor Fritz, i quali hanno scalato il ranking passo dopo passo, senza bruciare le tappe. È chiaro che non esiste una regola ferrea, ma in certi casi un’esplosione improvvisa può crearti grandi problemi nella gestione della pressione e delle aspettative, come accaduto in diversi casi, eclatante quello di Emma Raducanu. Ecco che Paul, in questo 2023, è arrivato ad affermarsi come uno dei migliori tennisti al mondo, potendo vantare risultati prestigiosi come la semifinale agli Australian Open e la finale nell’ATP 500 di Acapulco, entrando con merito tra i primi 20 della classifica mondiale.
“Ogni anno sono migliorato a piccoli passi e questa è la maniera migliore per conoscere bene se stessi e i propri limiti – ha raccontato Paul dopo aver vinto il suo match d’esordio nel Masters 1000 di Indian Wells, 13esimo successo su 17 incontri disputati in stagione –. Una crescita lenta e costante ti permette di non sentiri spaesato quando raggiungi il piano più alto e di essere pronto a restarci. Competere sui campi principali dei tornei più importanti contro i tennisti più forti spesso è ciò che ti serve per costruire una buona base d’esperienza. L’anno scorso ho perso la maggior parte di queste partite, quest’anno ho fatto dei passi in avanti e spero di poter arrivare sempre più in alto. La mia priorità è sempre stata quella di non pensare troppo in grande e di non modificare il mio atteggiamento, anche dopo aver ottenuto un buon risultato o una bella vittoria. Nel tennis non puoi esaltarti per un singolo grande piazzamento, la troppa fiducia è qualcosa di negativo, proprio come la sfiducia. Ci sono deelle situazioni in cui ti serve avere molta fiducia in te stesso, altre in cui devi essere umile e accettare che esistono dei limiti, capire che quello che ti è riuscito di fare in passato non ti dà garanzie nel presente e nel futuro”.
Infine, un commento su Novak Djokovic: averlo affrontato nella semifinale degli Australian Open gli ha permesso di comprendere, ancora più da vicino, quando il serbo sia forte dal punto di vista mentale. “È incredibile quello che ha realizzato fin qui in carriera, in particolar modo come sia riuscito a gestire sempre benissimo enormi carichi di emozione. Lo osservo con grande attenzione e cerco di migliorare seguendo il suo esempio, perché lo considero il più forte al mondo, soprattutto quando si parla dell’aspetto mentale del gioco. Agli Australian Open mi ha battuto facilmente, eppure ho percepito che la principale differenza tra noi consisteva proprio nel lavoro mentale, che è il più importante aspetto del nostro sport. È essenziale imparare a non farsi influenzare dalle aspettative degli altri, capire che l’unica vera pressione da percepire è quella che tu metti a te stesso”.