Dopo 14 mesi senza vincere una partita, l’austriaco sembra aver finalmente trovato la luce in fondo al tunnel. A Gstaad è tornato in semifinale in un torneo ATP, riassaporando sensazioni che gli mancavano da un pezzo. Punta a tornare al top della condizione entro fine anno e adesso sfida Berrettini: un bel test

Prima un calo di motivazioni, poi l’infortunio, ma il peggio è passato

Passare 14 lunghi mesi senza vincere una partita, specialmente quando il braccio è lo stesso che ha prodotto un titolo Slam, dev’essere una tortura psicologica terribile, in grado di mandare al tappeto chiunque. Dominic Thiem ci è passato, ha sofferto a lungo, ma finalmente pare essersi rialzato. La sua luce in fondo al tunnel l’austriaco l’ha intravista la scorsa settimana a Bastad e l’ha abbracciata sulle Alpi svizzere di Gstaad, con tre successi che l’hanno riportato in semifinale nel circuito maggiore. Un traguardo che nei suoi periodi migliori avrebbe archiviato come normale amministrazione, mentre ora ha il dolcissimo sapore della rinascita, dopo mesi e mesi di difficoltà. Prima sono state psicologiche, confessate con grande onestà dopo il titolo Slam allo Us Open, inseguito talmente a lungo da averlo lasciato privo di stimoli e motivazioni una volta che la coppa d’argento è diventata il soprammobile più ammirato di casa. Poi fisiche, con un grave problema al polso destro – accusato nel 2021 sull’erba di Maiorca – che l’ha tenuto per mesi lontano dai campi, a suon di tentativi di rientro risultati spesso vani. E quando l’atteso ritorno si è concretizzato non è andata affatto secondo le aspettative, con una lunga serie di primi turni (sette nel 2022) che ha fatto dubitare lui stesso in primis delle sue reali possibilità di tornare il Thiem di sempre, quello capace di collezionare 17 titoli ATP e di stringere la mano col sorriso a tutti i più forti, dopo averli sconfitti con l’intensità che gli ha permesso di arrivare sul podio del ranking ATP.

La crisi di risultati l’ha fatto scivolare fuori dai primi 300 del mondo, ma non si è dato per vinto. Ha avuto l’umiltà di ripartire dai tornei Challenger, a Salisburgo ha riprovato il piacere del “game, set and match Thiem” e da lì si è ritrovato,

sino a meritarsi – battendo Gaston, Delbonis e Varillas – una semifinale (la prima da Madrid 2021) da giocare contro Matteo Berrettini, altro big in cerca di riscatto dopo uno stop, meno lungo ma altrettanto doloroso. “In primavera – ha detto il 28enne di Wiener Neustadt al sito ATP – è stato davvero difficile mantenere un approccio positivo, perché perdevo un match dopo l’altro. Non mi sentivo all’altezza degli altri giocatori, così scendevo in campo con la consapevolezza che non sarei riuscito a vincere”. Una situazione diventata un pericoloso circolo vizioso: per salire di livello aveva bisogno di giocare tante partite, ma perdendo sempre al primo turno non riusciva a trovare una via d’uscita. Il punto di non ritorno è stato al Roland Garros, il suo Roland Garros, nel quale fra 2016 e 2019 ha giocato due finali e due semifinali. È stato spazzato via al primo turno da Hugo Dellien come fosse un giocatore qualsiasi, così si è fermato a riflettere. Ha stabilito col proprio team che avrebbe saltato a piedi pari la stagione sull’erba per allenarsi qualche settimana, con l’obiettivo di ritrovare almeno in parte quella condizione atletica che è sempre stata una delle sue armi principali. Una mossa azzeccata, visto che la rinascita è partita da lì, e dal suo ritorno Thiem ha finalmente riassaporato il gusto della vittoria.

La semifinale contro Berrettini sarà un bel test

La sua classifica sta ritrovando un po’ di ossigeno, visto che si è già garantito il ritorno nei primi 200, ma in fondo per uno della sua caratura essere 400, 300 o 100 cambia zero. Ciò che conta è l’aver ritrovato la vittoria, quindi morale e fiducia. Non è un caso che non appena si sia sbloccato ha ripreso a vincere con continuità. Era solo questione di tempo, come gli aveva detto Andy Murray durante la stretta di mano a Madrid, cercando parole carine dopo averlo battuto. “Tieni duro, ci vuole tempo ma tornerai”, l’aveva confortato lo scozzese, uno che di rientri travagliati se ne intende. Ha avuto ragione: la strada per tornare a certi livelli è ancora lunga, ma ora almeno si vede, mentre fino a qualche settimana fa era coperta da una fitta nebbia fatta di dubbi e debolezze un tempo sconosciute. “Mi sento come all’inizio della mia carriera nel circuito maggiore – ha detto ancora Thiem –, a quei tempi ogni vittoria era qualcosa di speciale. Quando la scorsa settimana ho raggiunto i quarti di finale a Bastad mi sembrava un traguardo importantissimo. Quando un giocatore si abitua a fare sempre strada nei tornei, le vittorie perdono importanza e il successo tende a diventare qualcosa di normale. Ho capito che è sbagliato, perché il livello è alto e tutti giocano alla grande, quindi ogni incontro vinto deve essere accolto come qualcosa di speciale. Una sensazione che sono tornato a provare e mi dà molta energia per continuare il mio percorso di ritorno ad alti livelli”.

Una tappa importante della risalita potrebbe essere il match contro Berrettini, un duello degno di ben altri palcoscenici. Curiosamente, entrambi a Gstaad hanno vinto il titolo nella loro precedente apparizione: il 2015 per Thiem, il 2018 per il laziale. Sarà un bel test, per valutare le reali condizioni di Thiem nella sfida contro un altro top player, che peraltro in passato l’ha battuto tre volte su cinque. A differenza di un tempo, però, stavolta il favorito è Berrettini, il che permette a Thiem di scendere in campo senza pressione. “Non avrà nulla da perdere – ha detto –, quindi giocherò libero da pensieri, cercando di fare del mio meglio”. Non è detto che il suo meglio attuale possa bastare per vincere, ma la stagione è ancora lunga e l’obiettivo non è portare a casa adesso il maggior numero di partite, ma sfruttare gli incontri sia per continuare ad alimentare la fiammella della fiducia sia per ritrovare quell’intensità di gioco e quella continuità che nel 2020, la sua ultima stagione completa, l’ha visto vincere lo Us Open, arrivare in finale all’Australian Open e anche alle Nitto ATP Finals, battendo a Londra sia Nadal sia Djokovic. “L’obiettivo principale – ha detto ancora l’austriaco – è ritrovare il mio miglior tennis entro la fine dell’anno, e ricostruire la consapevolezza di un tempo, quando scendevo in campo sicuro di poter vincere contro qualsiasi avversario. Non credo possa succedere già nei prossimi tornei o entro lo Us Open, ma vorrei che fosse così entro il termine della stagione”. Difficile fare previsioni, ma di certo i presupposti sono già molto diversi rispetto a qualche settimana fa. E continuano a migliorare.