Potenza, ma non solo. Il greco nella finale di Monte Carlo ha dominato Rublev con il suo tennis vario e universale, adatto a più superfici, aprendo la strada a una nuova epoca e mettendosi alla guida della Race. Finalmente il livello di gioco inizia a corrispondere alle ambizioni di classifica dei Next Gen
Il più completo della Next Gen
La classifica ATP ha più indici di Wall Street. Quello che viaggia sulle ali della Emirates rivelava fino a stamane un ottavo posto per Andrey Rublev, a fronte di otto titoli in carriera, e il quinto conferito a Stefanos Tsitsipas, i cui titoli nel frattempo sono saliti a sei. Dettagli di semplice numerologia stravolti dalla più democratica Race che, tenendo conto dei soli risultati acquisiti nell’anno solare, ancora ieri assegnava al russo la terza posizione contro la quarta del giocatore ateniese. Seppure Djokovic imperi in ambedue le graduatorie, il torneo di Montecarlo potrebbe essere lo spartiacque tra un epoca in uscita e un’altra in via di affermazione. Uso il condizionale giacché lo scatto generazionale in atto non sarà tale finché la classifica non coinciderà con la qualità del gioco.
Quanto abbiamo visto sul campo centrale del principato è uno spaccato di ciò che sarà il tennis da qui a breve. E ci ha regalato un Rublev che, buttando bombe atomiche per far fuori un gatto, ha il vezzo di colpire la palla con crescente violenza, inseguendo schemi prevaricanti piuttosto che intercalarne altri destabilizzanti come smorzata e gioco al volo. Oltre la rete, invece, Tsitsipas ha mostrato ancora una volta diversi numeri in più rispetto al resto della next gen, sfoggiando soluzioni sopraffine e un servizio in fase di grande miglioramento. Una completezza che fa di lui un giocatore universale. Qualità con cui oggi ha dominato Rublev, usando varianti sconosciute al moscovita, e siccome l’esperienza non si compra al supermercato, entrando in campo ha fatto pesare anche le due precedenti finali raggiunte in altrettanti Masters 1000.
Rivalità importanti cercansi
Il nuovo che avanza è di fronte alla giusta rielaborazione di quanto visto in questi anni e sta provando, con risultati alterni, a rilanciarsi verso un modello futuristico fatto necessariamente di potenza ma anche di grande duttilità. E la vittoria di Stefanos Tsitsipas è il trionfo di un gioco globale, espresso in modo vario e da ogni zona del campo. Una realtà che annulla l’idea di giocatori specialisti di un’unica superficie e che cancella l’invocazione, più volte auspicata, di un seeding diverso secondo erba terra o cemento.
Due stili diversi, quelli visti oggi a Monaco, che in futuro potrebbero riservare lo stesso dualismo vissuto in questi anni tra Federer e gli altri Fab.
E seppure da più parti si continui a ripetere a gran voce che il tennis vero sia quello tre su cinque dei grandi slam, il valore visto oggi in campo è di altissimo livello e sicuramente replicabile anche su distanze più lunghe. Alla luce di questa finale tutto sarà aggiornato e prevedibilmente le due classifiche da domani avranno un altro aspetto.
Dunque, ai numeri inizia a corrispondere anche il livello di gioco e mentre la Race continuerà a fornire dati più aggiornati, la Emirates continuerà a muoversi a più lunga gittata, anche se i problemi dovuti al covid potranno indurre a valori non proprio cristallini. Poco male, parlando dei primi dieci si tratta pur sempre di viaggiare in prima classe.