Lo svizzero torna “Stanimal” ed elimina Medvedev, uno dei favoriti per la vittoria finale, vendicando le due sconfitte precedenti. Per Wawrinka si è trattata della miglior partita giocata negli ultimi due anni
Stan l’ammazza-big, Medvedev rimandato
Non fa parte della cerchia dei tre tenori ma Stan Wawrinka è tornato a piazzare un acuto sugli stessi campi che lo avevano reso ‘The Man’. Negli ottavi degli Australian Open lo svizzero numero 2 ha tenuto fede al suo ruolo di mina vagante della seconda settimana, tornando a far ciò che sapeva far meglio con il pronostico a sfavore: far saltare il banco sparigliando il tabellone con l’eliminazione dei big. Già, perché Daniil Medvedev ormai può vantare questo ‘status’ seppur ancora a secco di titoli pesanti in bacheca. Il russo si era presentato ai nastri di partenza probabilmente come favorito numero 3 ‘in pectore’ lasciandosi preferire a Federer ma evidentemente i tempi non sono ancora maturi a differenza del classe 1985. Un Wawrinka in versione ‘Stanimal’ ha cancellato i due precedenti persi a Wimbledon e agli Us Open, ribellandosi allo stesso destino che pareva scritto con l’avversario avanti due set a uno. E lo ha fatto con un tennis da stropicciarsi gli occhi, con il suo classico modo di colpire la palla con violenza ma conservando allo stesso tempo armonia e pulizia di gesti. Per 71 volte non ha fatto toccar palla a un cagnaccio come Medvedev, mantenendo l’idea di voler creare gioco per primo anche a costo di incappare in qualche gratuito di troppo: saranno 64 al termine della sfida, ma poco importa visto il 6-2 al quinto e il pass per i quarti di finale.
La miglior partita post-operazione e il patto con se stesso
“L’ultima volta che ho giocato così bene era prima dell’operazione”. Wawrinka è consapevole della portata del risultato ottenuto e, senza aver paura di essere smentito, afferma di aver disputato la miglior partita degli ultimi suoi due tormentati anni di carriera. Dopo la finale al Roland Garros raggiunta nel 2017, Stan aveva salutato il Tour per il resto della stagione andando sotto i ferri per un ginocchio malconcio. Il rientro sul circuito, però, ha gettato molte ombre sulla sua carriera tra riacutizzarsi del dolore e risultati che non potevano essere all’altezza di un giocatore capace di vincere tre prove dello Slam nell’epoca dei cannibali Federer, Nadal e Djokovic. Lo svizzero ha avuto pazienza, accettando una stagione maledetta e tornando a buoni livelli nel 2019, annata che lo ha riportato nei quarti al Roland Garros dopo un match epocale contro Tsitsipas durato oltre cinque ore e nuovamente tra i primi venti giocatori al mondo. Le fondamenta di un 2020 che si preannuncia importante per Wawrinka sono state piazzate in off-season: “Mi sono preso alcuni giorni per pensare a cosa volessi. Sono momenti importanti in cui non puoi nasconderti o mentire a te stesso. Poi per ottenere determinate cose, devi lavorare ed ecco cosa sto facendo – ha spiegato Stan, l’amore per il tennis mai svanito nonostante qualche periodo buio – Per me resta un piacere enorme: giro il mondo, gioco davanti a tantissima gente e mi emoziono. Non so quanti anni mi restano ma non sono molti, voglio dare il massimo”. Ne sono passati sei, invece, dal primo dei tre Slam in bacheca: agli Australian Open nel 2014 Wawrinka si prese la rivincita su Djokovic, superò Berdych in semifinale e fu bravo nell’approfittare di un Nadal con la schiena a pezzi nell’atto conclusivo. Che non sia stata una congiunzione astrale lo hanno confermato il Roland Garros del 2015 e gli Us Open 2016, ora il quasi trentaquattrenne di Losanna proverà a riprendere il filo. E nel caso non ci riuscisse, sarà comunque consapevole di averci tentato come recita la citazione di Samuel Beckett scolpita sul suo avambraccio. “Ho provato. Ho fallito. Non importa. Riproverò. Fallirò meglio”.