Un match solo apparentemente a specchio, ha messo di fronte Jannik a Rublev, ribadendo i punti forti dell’italiano, il suo timing e la mobilità, che hanno avuto ragione della potenza un po’ cieca di Andrey. Contro avversari del genere, Jannik si troverà spesso a suo agio

A un occhio attento non può sfuggire il fluido invisibile che scorre tra i contendenti in campo: qualcosa di etereo che non si tocca ma che c’è. Parliamo di personalità, naturalmente, e dunque di scelte tattiche che si traducono in situazioni simmetriche o complementari. Le prime sono tipiche di uno stesso stile di gioco messo a confronto, fosse quello tra due giocatori da fondo piuttosto che un altro tra attaccanti puri. In quelle complementari, invece, affiorano diversità tra tendenze tattiche difformi. Nell’ambito di quest’ultime assistiamo ad atteggiamenti disuguali che possono spingere l’uno o l’altro contendente verso un ruolo di supremazia o gregarietà, a seconda dei casi, portando il più forte a primeggiare e il più debole a un appiattimento spontaneo o forzato rispetto all’altro.

Può anche accadere poi, che i due rivali abbiano entrambi personalità spiccata e stile di gioco simile, allora si può parlare di piena simmetria e il gioco sarà ricco di spunti interessanti che isseranno il match verso una manifestazione di forte agonismo per approdare, il più delle volte, a risoluzioni finali di pura misura.

Un breve cappello per dire che, a dispetto della somiglianza gestuale, il match tra Sinner e Rublev non è stato ne l’uno ne l’altro ma solo apparentemente simmetrico rivelando, a dirla tutta, una certa predominanza dell’atesino. Se a una prima occhiata, infatti, i due possono apparire uno la copia dell’altro, a uno sguardo più attendo non sfugge una diversa filosofia di gioco. Quella di Rublev, che fa della potenza da dietro il suo cavallo di battaglia, e l’altra di Sinner che mette in campo timing e mobilità perfetti con i quali sa spaziare per il campo passando dal contenimento alla spinta con una disinvoltura che desta meraviglia.

Anche nel disegnare traiettorie, è lampante nel moscovita il tentativo di aprire il gioco con triangoli troppo simili l’uno all’altro che difficilmente sdirazzano dai classici diagonali e lungolinea. Lontano dalle mezze misure, inoltre, il russo nutre il vezzo di lanciarsi come un fulmine sulla palla con l’idea di farla a pezzi, qualsiasi sia la situazione e chiunque ci sia oltre la rete. Diversamente dall’altoatesino che ha una visione più scalena del tennis e usa meglio le variazioni per via di smorzate, contropiedi e sporadiche incursioni a rete.

Un concetto, quello simmetrico e complementare che anche oggi si è avvalso di una sua espressività. Rublev e Sinner non sono proprio delle maschere sorridenti, ma a dispetto del Russo che ha tradito una certa gregarietà fustigandosi le ginocchia con furiose racchettate, l’italiano ha mostrato una innocente simmetria per via di un body language che a saperlo leggere ha sprizzato la solita positività.

Dunque il match odierno fornisce un bel risultato all’Italia tutta , e rivela a Sinner, semmai ne fosse all’oscuro, che il suo ideale di avversario è il classico tipaccio da sfondamento, quello sul quale può andare a nozze domandone la potenza con quella manina che fa di lui un giocatore simmetrico e pericoloso anche per molti altri.