In attesa di conoscere nel dettaglio le restrizioni del nuovo Dpcm – anche se già è stato anticipato che nelle zone cosiddette “rosse” lo sport sarà vietato anche nei circoli all’aperto – pubblichiamo l’editoriale di Stefano Semeraro comparso sul numero di novembre de Il Tennis Italiano
Il tennis chiede di poter respirare. Di continuare la propria attività anche dopo che l’ultimo Dpcm ha fortemente limitato il gioco al coperto. Una scelta che – il Ministro della Salute Speranza, quello dello Sport Spadafora e il Governo ci perdonino, lo diciamo con il massimo rispetto – ha poco di razionale, e introduce una pericolosa differenziazione fra circoli del centro-sud, dove di norma il clima consente comunque l’attività all’aperto, e circoli del nord, peraltro spesso attrezzati con tensostrutture che garantiscono aerazione e spazio a sufficienza. Non siamo negazionisti, tutt’altro. Riteniamo che il Covid-19 sia un pericolo terribile, che va fronteggiato con senso di responsabilità, rassegnandosi anche a sacrifici pesanti se la situazione lo richiede. Ma che senso ha impedire a due soci di un circolo di giocare in uno spazio grande quanto un appartamento, distanziati di metri, nel rispetto della normativa (mascherine, gel, niente spazi comuni)? Oppure di vietare l’attività delle Sat all’interno di una struttura, quando magari quegli stessi ragazzini sono stati chiusi per 4 o 5 ore in un’aula scolastica? O sono saliti su autobus e metropolitane ben più affollate? Sono domande simili a quelle che si pongono in questi giorni i proprietari di ristoranti, teatri e cinema.
Sul nostro sito internet qualche giorno fa, abbiamo accolto la garbata protesta di Omar Camporese, un grande del nostro sport, che da Mestre, dove è direttore tecnico di un circolo prestigioso come il Green Garden, ha rivolto un appello al Ministro Spadafora, mostrando le condizioni in cui avvengono lezioni e allenamenti. La sua voce, i suoi argomenti sono quelli di tutti gli operatori del settore, molti dei quali dopo aver speso cifre anche considerevoli per adeguarsi alle regole richieste (giustamente) dal Governo, si trovano ora beffati da direttive poco comprensibili, contraddittorie, instabili.
Non è poi accettabile, e lo scrivo senza intento polemico, ma cercando di far ricorso al buonsenso, che la possibilità di giocare o no sia legata al possesso di una tessera da ‘agonista’ della Fit: il coronavirus non si ferma certo davanti ad una visita medica di routine e agli euro necessari all’iscrizione. È una regola che va rivista, per non legittimare il sospetto di una manovra speculativa. Piuttosto è sensato il suggerimento, avanzato da molti addetti ai lavori, di richiedere al Comune di appartenenza il consenso a considerare le Sat come ‘attività ludiche’, quindi praticabili anche al chiuso.
Ripeto: il Covid-19 è un avversario terribile. Se le autorità sanitarie e il Governo lo ritengono necessario, che si proceda pure con un nuovo lockdown temporaneo, tutelando chi si trova in difficoltà. L’unica cosa che il tennis, e nessuno in Italia, può ammettere, è di sentirsi preso in giro da decreti fumosi e degni di un azzeccagarbugli.