Nonostante la sconfitta con Fritz a Doha, Shapovalov ha evidenziato un miglioramento decisivo nel suo movimento di diritto, complice anche il cambio di impugnatura

È insolito esaltare la prova di un perdente invece che osannare quella meritoria del legittimo vincitore. Lo faccio, perché la prestazione dello Shapovalov visto oggi a Doha contro un valoroso Taylor Fritz, offre comunque il conforto a un mio pensiero ricorrente secondo il quale le impugnature non si toccano mentre, semmai, si modificano gli impatti.

E nel dirlo, penso all’evoluzione mostrata dal diritto di Shapovalov nell’ultimo anno, un processo tecnico che meriterebbe a pieno titolo l’inserimento in un trattato di tecnica applicata. Chi non ricorda quello stesso gesto prima maniera, viziato da un’apertura ampia e dispersiva che ne impediva l’impatto avanzato e il conseguente utilizzo delle spinte? È bastato ridurre lo swing a favore di un altro più raccolto et voilà che l’impatto è avanzato di una mezza spanna aprendo la presa verso una western neanche troppo eccessiva, giusta giusta per dare pressione a getto continuo da una postura divenuta, nel frattempo, più avanzata.

Un nuovo approccio, dietro il quale il canadese si sta aprendo a un mondo pieno di dritti vincenti e a un maggiore controllo delle direzioni. Al fautore di tanto lavoro, chiunque esso sia, va rivolto un grande plauso. Che diverrebbe osanna se la stessa curiosità venisse rivolta a una migliore lettura del gioco e a un uso più appropriato delle pause, almeno quel tanto da trasformare in rendimento un bagaglio tecnico che tutti sappiamo. Se anche i punti avranno per il canadese un peso diverso, da situazione a situazione, è assai probabile che siamo di fronte a un grande campione. In caso contrario, dovremo accontentarci di un giocatore bello da vedere ma poco incline alle grandi vittorie.