È partita la Laver Cup, la prima senza i Big Three: un bel test per capire le potenzialità future dell’evento. Saprà funzionare anche senza Federer, Nadal e Djokovic che l’hanno reso un successo negli anni scorsi? A Boston c’è Berrettini, pronto a un’esperienza da protagonista. È l’ennesimo passo della sua consacrazione fra i giganti
Tante incognite, ma spettacolo garantito
Le prime tre edizioni della Laver Cup sono state un successo. La competizione ha portato nel tennis un concetto di squadra che non era mai visto, perché il clima è meno ingessato rispetto a quello della – fu – Coppa Davis e il fatto che si tratti pur sempre di un evento di esibizione (giusto ricordarlo) è un bene per l’atmosfera. Tuttavia, prima a Praga, poi a Boston e quindi a Ginevra erano sempre presenti almeno due dei Big Three, con Roger Federer affiancato due volte da Rafael Nadal e una da Novak Djokovic. Da venerdì a domenica, invece, all’iconico TD Garden di Boston non ci sarà nessuno dei tre, il che si trasforma in una grande incognita, per tanti motivi. I campioni non mancano, ma nessuno è Federer (e nemmeno Nadal o Djokovic), e dal punto di vista dell’interesse può rappresentare un bel problema. L’evento, di cui Roger è uno degli ideatori con l’agenzia Team 8, è stato costruito a sua immagine e somiglianza, quindi un’edizione senza di lui rappresenta un gran bel test in ottica futura, per capire quale potrà essere l’avvenire della Laver Cup quando il campione di Basilea deciderà di dire definitivamente basta.
Altro potenziale problema per il successo della Laver Cup numero quattro è la composizione delle squadre: il Team Europe di capitan Bjorn Borg, vincitore delle prime tre edizioni, può contare su dei primi dieci giocatori del mondo, mentre nel Team World di John McEnroe (come nei top-10 della classifica ATP) non ce n’è nemmeno uno. Il format della competizione, i cui incontri assegnano un punto nella prima giornata, due nella seconda e tre nella terza, è studiato appositamente per mantenere in bilico il punteggio fino alla fine, ma sono davvero pochi gli incontri nei quali la formazione che unisce Stati Uniti (Isner e Opelka), Canada (Shapovalov e Auger-Aliassime), Argentina (Schwartzman) e Australia (Kyrgios) partirà favorita.
Di certo, però, non mancherà lo spettacolo, garantito dal palcoscenico, da un’organizzazione degna di un evento che raduna le star di uno dei primissimi sport al mondo e anche dalla possibilità di vedere dei rivali dividere la stessa metà campo. Il doppio Nadal-Federer del 2017 a Praga resterà una chicca irraggiungibile, ma la possibilità di vedere Tsitsipas fare coppia con Medvedev ha comunque grande fascino, visto che i due non si piacciono affatto e non hanno alcun problema a farlo sapere in giro. Il greco si è appena detto stupito di come il rivale possa vincere così tanto col suo tennis unidimensionale, e conoscendo Medvedev il russo troverà il modo per rispondere alla provocazione. Idem con Zverev, un altro che non ha mai nascosto la sua scarsa simpatia per il greco, punzecchiandolo sulla questione toilet break durante l’ultimo Us Open. Davanti alle telecamere faranno il possibile per sembrare squadra, ma a occhio e croce il clima all’interno del Team World dovrebbe essere un tantino migliore, con Nick Kyrgios a vestire i panni dello studente dell’ultimo banco.
Berrettini fra i giganti: è dove merita di stare
La Laver Cup di Boston sarà importantissima per Matteo Berrettini, che capitan Bjorn Borg ha deciso di schierare due volte nella prima giornata, sia nel secondo singolare della sessione pomeridiana contro il suo caro amico Felix Auger-Aliassime (nella notte Matteo l’ha spuntatata in tre set) sia nel doppio serale. Per il laziale la meritatissima chiamata per Boston rappresenta l’ennesimo capitolo della sua promozione in mezzo ai grandi del tennis odierno. Nel 2021 Matteo è stato uno dei soli quattro giocatori capaci di arrivare almeno agli ottavi di finale in tutti gli Slam, ha giocato la finale a Wimbledon e i quarti a Parigi e New York (sempre battuto da Djokovic), si è praticamente garantito il ritorno alle ATP Finals e ora ha conquistato anche un posto in Laver Cup, con l’obiettivo di diventarne protagonista. Risultati degni di un campione, al quale ora per la definitiva consacrazione manca solo un titolo Slam. Non è poco, ma gli esperti convinti che ce la farà sono sempre di più. Ultimo Ivan Ljubicic, che da un annetto l’ha preso sotto la sua ala protettrice e in un’intervista al Messaggero l’ha paragonato a niente meno che Federer, per la sua capacità di fare sempre e solo le scelte giuste, in campo e fuori.
Berrettini non è il primo italiano nel Team Europe, visto che due anni fa si guadagnò l’onore anche Fabio Fognini, della cui partecipazione a Ginevra si ricorda in particolar modo un siparietto con Federer e Nadal durante il suo match contro Jack Sock, quando le due leggende si appoggiarono insieme alla sua panchina per dargli consigli. Invano. Tuttavia, la presenza del ligure rimarrà più un premio alla carriera e al titolo di quell’anno al Masters 1000 di Monte Carlo (che lo portò nei primi 10), mentre Berrettini è sul serio uno dei giganti, è destinato a rimanere fra loro a lungo e di Laver Cup ne giocherà altre, occupando una posizione sempre migliore nell’elenco dei partecipanti. “Giocare al TD Garden (casa dei Boston Celtics, Matteo è un grande appassionato di NBA, ndr) e con Bjorn Borg come capitano – ha detto l’azzurro – sarà una splendida esperienza. Ho sentito tanto parlare del fascino della Laver Cup, e ora tocca a me”.
Insieme a Matteo, e ai già citati Medvedev, Tsitsipas e Rublev, nel Team Europe sono presenti anche Andrey Rublev e Casper Ruud, entrambi già entrati in campo nel Day 1.