Il ritratto del giovane argentino, autore di un’ottima stagione a livello Challenger e protagonista all’Allianz Cloud di Milano alle Next Gen ATP Finals dello scorso novembre
GLI INIZI NEL TENNIS
Sebastiàn Bàez è un lottatore per natura. Non poteva essere altrimenti visto il passato di suo padre, Josè Luis, un veterano della guerra delle Falkland. A bordo di quel cacciatorpediniere a Puerto Belgrano ha potuto sperimentare sulla propria pelle la sofferenza di un conflitto tanto breve quanto sanguinoso. Successivamente, logorato al termine delle ostilità, la decisione di trasferirsi a Billinghurst (Buenos Aires) e l’incontro con la futura moglie Elena, dalla quale avrà tre figli: Patricia (34 anni), Hernàn (30 anni) e Sebastiàn (20 anni).
L’amore per il tennis nasce all’improvviso. All’età di due anni e mezzo, mentre scorrazza per la casa, s’imbatte casualmente nella vecchia Dunlop paterna. Non la lascerà più andare nonostante il tentativo dei suoi genitori di farlo allenare in una scuola calcio. Il suo cuore pulsa solamente per quella racchetta. Ecco perché in famiglia alla fine sono costretti a dargliela vinta portandolo al Club Sportivo Villa Balester. La crescita tennistica sui campi (rigorosamente in terra battuta) del circolo argentino cerca di andare di pari passo con quella accademica. Per Bàez l’obiettivo primario è sin da subito quello di conciliare le due realtà, tanto più che a scuola le cose sembrano andare piuttosto bene. C’è un bel gruppo di amici ed è naturalmente predisposto soprattutto per la matematica. Tuttavia in ogni sport, quando inizi ad essere bravo sul serio, arriva quel momento in cui inevitabilmente bisogna prendere delle scelte. Il giovane albiceleste le sue le ha sempre compiute. Per questo motivo decide di abbandonare il liceo in presenza al terzo anno per terminarlo (con successo) da remoto.
I PARAGONI CON SCHWARTZMAN
“Sebi” misura 1.70 centimetri. Da anni si sprecano i paragoni con l’altro argentino Diego Schwartzman. Anche lui, proprio come El Peque, si è dovuto sentir dire che non avrebbe fatto molta strada nel mondo del tennis a causa della propria altezza. Il ragazzo di Billinghurst, però, non è assolutamente il tipo che si cura dei commenti negativi ma a questi preferisce rispondere sul campo. Vederlo muoversi sulla terra battuta, la superficie dove è nato e cresciuto, è veramente un piacere. Così come per la maggior parte dei suoi connazionali, è la sua regolarità da fondocampo a farla da padrona. I due fondamentali sono entrambi validissimi ma è con il dritto che riesce a muovere maggiormente il proprio avversario per poi cercare il vincente. Il rovescio a due mani, benché sia tecnicamente valido e collaudato, rappresenta più che altro un colpo di manovra. Da quel lato, gli piace soprattutto staccare la mano sinistra per effettuare la smorzata, utilizzata innumerevoli volte quest’anno nei momenti delicati delle partite. Ma nel tennis odierno non si può prescindere dal servizio. Nonostante l’altezza, Sebàstian è riuscito a migliorarlo incredibilmente. Si tratta di un colpo chiaramente non potentissimo ma estremamente preciso, che quasi sempre gli consente di partire in una posizione avvantaggiata all’inizio dello scambio. Il vero clic molto probabilmente è avvenuto nella testa. I primi ad esserne piacevolmente sbalorditi sono i componenti del suo entourage, specialmente ripensando ai tempi dei tornei juniores. “Era pazzo”, affermano scherzando. Sul campo si arrabbiava molto e spesso qualche racchetta volava per aria. Ma negli ultimi due anni quel giocatore indisciplinato si è fatto da parte per lasciare spazio ad un altro tipo di tennista, molto più calmo e maturo. Ormai è davvero difficile vederlo lasciarsi prendere dall’ira. Il suo focus non sono più i risultati ma il lavoro. Sa alla perfezione che la strada intrapresa è quella corretta.
IL LAVORO CON GUTIERREZ E IL SALTO IN CLASSIFICA
Sono tante le cose che sta cercando di migliorare con il suo coach, l’ex tennista argentino Sebastian Gutièrrez, al suo fianco ormai dal 2016. Innanzitutto l’adattabilità alle superfici rapide, praticamente mai testate quest’anno fatta eccezione per le Next Gen Atp Finals dello scorso novembre. Sul veloce non c’è tempo. Bisogna essere necessariamente più aggressivi, utilizzando di meno i colpi in top ed affidandosi al servizio come ad un elemento imprescindibile del proprio tennis. A Bàez una mano per evolversi gliela darà soprattutto la sua classifica, che lo vede oggi alla posizione numero 99 (ad inizio anno era addirittura 309 del mondo).
Potrà cominciare la stagione 2022 con la tournée australiana. Finalmente a Melbourne farà il suo esordio nel main draw di un torneo del Grande Slam. Questa sarà una delle prime occasioni per potersi testare al di fuori del suo habitat naturale, dove quest’anno ha raccolto la totalità delle proprie fortune. Sulla terra rossa, infatti, si è portato a casa la bellezza di sei titoli Challenger, terzo argentino della storia a riuscirci in una sola stagione dopo Chela (2001) e Bagnis (2016). L’unico sussulto a livello di circuito maggiore è arrivato nel torneo ATP 500 di Amburgo, in cui da lucky loser ha superato un turno contro il francese Moutet prima di dover dare forfait prima del match contro il georgiano Basilashvili. Negli Slam ha tentato il tortuoso cammino delle qualificazioni in ben tre appuntamenti su quattro. È a Flushing Meadows dove è andato più vicino al colpaccio, battuto solamente al terzo set del turno decisivo dallo statunitense Eubanks in un durissimo tie-break finale. Ma se c’è una qualità che contraddistingue il nuovo Bàez è proprio il non lasciarsi abbattere dalle sconfitte.
I CONSIGLI DI DEL POTRO
Ad aiutarlo in questo processo c’è anche un tale Juan Martìn del Potro, sempre pronto quando si tratta di dargli qualche consiglio in merito alla sua giovane carriera. Ormai la Torre di Tandil l’ha preso sotto la sua possente ala. Lo chiama addirittura con il simpatico appellativo di “pollito” (pulcino). Il nesso con l’ex numero tre del mondo è piuttosto immediato: Sebastian Gutièrrez faceva parte dello staff tecnico dell’Argentina che nel 2016 s’impose a Zagabria contro la Croazia conquistando la prima Coppa Davis nella storia della Selecciòn. Chi meglio di Delpo può spiegare a “Sebi” come ci si rialza dopo un capitombolo. I due si sono incontrati per la prima volta nel 2019 al Tenis Club Argentino. La fotografia che li immortala l’uno accanto all’altro viene custodita gelosamente da Bàez sul proprio telefono. Da allora il feeling è aumentato notevolmente con l’ex campione degli US Open. Grazie al ritorno di quest’ultimo sui campi d’allenamento sono anche cresciute le opportunità di poter svolgere insieme qualche sessione. Lo hanno fatto lo scorso agosto in quel di Miami e lo stanno facendo in questi giorni sulla “polvo de ladrillo” di Buenos Aires. Per Sebàstian è impagabile poter condividere lo spogliatoio con uno dei suoi idoli sportivi, un personaggio con cui un giorno spera anche di poter giocare un doppio. Non è la prima volta però in cui riesce a scambiare con simili campioni. Nel 2018 venne chiamato come sparring partner alle ATP Finals di Londra. Di quell’esperienza, gli è rimasto particolarmente impresso un allenamento con Sascha Zverev, gestito ai tempi da Ivan Lendl. Quest’ultimo gli rivolse una frase colma di significato al termine della seduta: “Se ce l’ha fatta Schwartzman puoi farcela anche te”. La sensazione, dopo l’ultima annata, è che la sua scalata nel tennis dei grandi sia destinata a non terminare qui.