Agli Internazionali d’Italia è il giorno di Nadal-Sinner: il nove volte Re di Roma contro uno dei suoi aspiranti successori, che a gennaio in Australia l’ha osservato da vicino per due settimane. Il Nadal di Madrid e Monte Carlo non è parso imbattibile, e farà il suo esordio al Foro contro «uno degli avversari più difficili». Una situazione che può aiutare Sinner

Servirà un gran match: Nadal lo sa

«Contro Sinner mi attende uno degli esordi più difficili che potesse capitarmi». Rafael Nadal è uno dei maestri del politicamente corretto applicato al tennis, che negli anni ha trasformato in «difficilissimi» (a parole) anche i 6-1 che sulla terra battuta ha rifilato a più o meno tutti, ma stavolta il maiorchino dice la verità. Perché anche se ci sono più tornei vinti nel suo palmarès che partite giocate in quello del suo prossimo avversario, pescare Sinner oggi non fa piacere a nessuno, a maggior ragione all’esordio a Roma. E non tanto perché uno dei suoi aspiranti successori gioca in casa, visto che con gli spalti vuoti (il pubblico arriverà da domani, peccato) il fattore campo conta molto meno, ma perché il primo match in un nuovo torneo nasconde sempre qualche insidia extra. E poi il rosso di Sesto Pusteria rientra ormai nella cerchia dei sempre pericolosi, anche per chi sulla carta d’identità ha stampato “Re della terra battuta”.

Le sconfitte premature a Monte Carlo e Madrid hanno dipinto un Nadal un po’ meno extraterrestre rispetto agli anni d’oro, tanto che lui stesso ha ammesso – con sorprendente franchezza – che lui e gli altri fenomeni stanno invecchiando e i giovani sono sempre più forti, ragion per cui è normale che per ritrovare un Masters 1000 vinto da uno dei Big Three sia necessario tornare indietro fino alla scorsa edizione degli Internazionali. Tuttavia, anche se non sembra più impossibile (ma ne riparliamo a Parigi), battere Nadal sulla terra rimane l’impresa più difficile da completare con una racchetta in mano, e lo è più a Roma che a Madrid, dove la palla corre il doppio e le condizioni aiutano chi picchia forte. «Qui invece è tutto diverso – ha spiegato Rafa –, e ci vuole sempre un po’ di tempo per adattarsi. Ma sono soddisfatto di come stanno andando le cose». Detto da uno sempre piuttosto critico con se stesso, profuma di avvertimento.

Tuttavia, Nadal sa che all’ombra di Monte Mario è lui ad avere qualcosa da perdere, proprio come era successo nella sfida con Sinner di qualche mese fa al Roland Garros, dove nessuno – nemmeno Djokovic – aveva saputo metterlo in difficoltà quanto Jannik, arrivato a un passo dallo scippargli un primo set giocato ad altissima intensità, e senza un briciolo di timore reverenziale. Non ce l’ha fatta, tradito (anche) da un pizzico di tensione quando si è accorto che stava davvero facendo partita pari con Nadal sul Philippe Chatrier, ma ha raccolto indicazioni importanti per la sua crescita, e oggi potrà testarle sfruttando la sfida come un’occasione, proprio come ripete coach Piatti che alle vittorie antepone sempre la formazione.

Sinner non soffre il cognome: può giocarsela

Dopo la loro sfida di Parigi, Nadal e il suo team hanno voluto Sinner come compagno nelle due settimane di allenamento ad Adelaide durante la quarantena pre-Australian Open, offrendogli una di quelle opportunità senza prezzo. Jannik si è allenato mattina e pomeriggio con una leggenda, ha conosciuto la persona, ha messo il naso nella sua routine e fra i due è nato un bel rapporto di stima reciproca. «Sinner è un giocatore completo – ha spiegato Nadal –, che serve bene e colpisce la palla molto forte da ogni angolo del campo. È molto giovane, migliora ogni giorno e sta scalando la classifica». Tutto vero, ma ora è il momento di tornare rivali, sostituendo le parole al miele con la voglia di «far male» (parafrasando Sinner) all’avversario.

«Proveremo a renderci la vita difficile a vicenda – ha detto Jannik lunedì –, e rispetto all’incontro di Parigi ho più armi. L’importante è farle funzionare». Già, perché un conto è seguire i piani contro il pur bravo Ugo Humbert, un altro è farlo quando dall’altra parte della rete c’è uno che solo a Roma ha vinto nove volte, e come tutti i grandi è un maestro nel far giocare gli avversari come vuole lui. «Il tennis è uno sport di situazioni, e per ogni situazione che ti trovi di fronte devi saper individuare una soluzione. Giocatori come Nadal ti mettono di fronte a tanti momenti di stress: per imparare a gestirli tutti è necessario disputare tante partite come questa, così da conoscere sempre meglio il gioco». A parole Sinner è già promosso, ma il vero responso spetta alla terra battuta del Centrale.

Jannik ha spiegato che avrebbe preparato la partita con coach Piatti, cercando di individuare gli aspetti sui quali poter fare meglio rispetto alla sfida di Parigi, e se dovesse riuscirci può pensare di fare di nuovo partita pari. Di certo ha dimostrato di non sentirne particolarmente il peso, il che è un bene quando capita di trovarselo dall’altra parte della rete, così da obbligarlo a vincere col tennis e non con quel cognome che spesso a Nadal & Co basta e avanza. Con Sinner non sarà così, e dopo la batosta rimediata a Monte Carlo contro Djokovic l’azzurro avrà ancora più fame di giocarsela fino in fondo. Chiedergli di battere Nadal sulla terra a vent’anni sarebbe da pazzi, ma si è capito che Sinner non è uno come gli altri, e prima o poi farà cose da gigante. Magari già questo pomeriggio.