Jannik ha vinto il suo primo match al quinto set contro Herbert grazie alla solidità mentale (e a un po’ di fortuna), ma ha mostrato anche progressi da fondocampo, oltre alla lucidità e l’umiltà del vero combattente. Per progredire ancora deve mettere ancora più peso sulle sue esecuzioni .

Se di fronte a un avversario più quotato si mira soprattutto al partitone, con uno di pari livello o leggermente inferiore si mostra la solidità raggiunta. Non è proprio la scoperta dell’acqua calda ma piuttosto una regoletta che ha la sua ragion d’essere e dunque da tenere a mente nella valutazione dei valori in campo. La scarsa applicazione genera di solito una carriera fatta di grandi match da ricordare vicino al camino come scintille che hanno fatto sognare anche se raramente portati a casa. La vittoria di Sinner ai danni di Pierre Huges Herbert seguirebbe invece il verso della continuità, e il nostro giovane eroe non l’avrebbe sfangata se già in abbrivio si fosse fermato alla cinquantina di posti che dal francese lo staccano verso l’alto nella compassata graduatoria mondiale. Un match rivelatosi via via durissimo, che l’altoatesino ha gestito navigando accorto in un mare di umiltà tenendosi a galla per via della solita grande aspirazione. Così facendo è rimasto appiccicato al punteggio anche nei momenti più scottanti, risolvendo tutto con uno stiracchiato 6-4 al quinto che ha valore di grande vittoria giacché fa eco a una personalità in forte crescita.

Voglio dire di più. Oltre alla condizione mentale che tutti sappiamo, l’italiano ha mostrato un migliore impatto nei colpi di rimbalzo, anche rispetto al match perso a Roma da Nadal, confermando una tecnica in lenta e costante lievitazione. Con l’atteggiamento che gli è familiare, il giovane Jannik è sempre più padrone della sua metà campo, e quando la palla rimbalza dalla sua parte lui la prende in consegna e ne fa quasi ciò che vuole. Tra l’altro, in questa metamorfosi sembrerebbe avere ancora margini nella velocità degli scambi in quanto, forse per ragioni di controllo o di timidezza, chissà, sembra trattenere ancora la parte più esplosiva delle due esecuzioni. Quando rimuoverà anche gli ultimi laccioli che ne limitano lo slancio, potrà sfruttare meglio il peso del corpo con una netta ripercussione sulla pesantezza del gioco.

Mostrando lucidità da vendere nel quarto set ha annullato ben sei bpalle break, una delle quali era un matchpoint, che potevano indurre tutto a un altro epilogo. Invece siamo qui a dire che, riducendo al minimo sindacale punti troppo eclatanti a favore di altri più concreti, il giovanotto ha disposto di un pericoloso Herbert che comunque si è preso i suoi spazi spingendo il match sul filo del rasoio e cedendolo soltanto per il classico capello. Un bel repertorio, il suo, punteggiato da una risposta anticipata che toglie tempo all’altro, a un gioco di volo pressoché perfetto e da un kick esterno da sinistra che somiglia a un’opera d’arte. Insomma tutto ciò che si addice a uno dei più forti doppisti del mondo con 19 di titoli all’attivo. A lui il merito di aver animato il match rendendolo anche molto bello, a Sinner la lode per averlo domato con l’aspirazione e l’umiltà di colui che seriamente sta studiando da campione.