L’assenza di Federer mette a dura prova i suoi tifosi e preoccupa il mondo del tennis, a volte però è proprio della mancanza che si nutre – accrescendosi – l’affetto. Per aprile sono attese più certe, il Genio ha comunque confermato la sua presenza alla Laver Cup. E nel frattempo, onore a Rafa Nadal, immenso rivale con cui proprio a Boston Roger potrebbe tornare a giocare il doppio. L’Appuntamento? A Wimbledon
Onore al 21esimo Slam di Nadal
Onore a Rafa e al suo ventunesimo Slam. Non avrei mai immaginato di aprire così un Atto di Federer. Non avrei voluto. E in effetti nella tarda mattinata di domenica 30 gennaio non ero così triste mentre il giovane russo dalle movenze sghembe ma efficacissime era sopra 2 set a zero contro Nadal nella finale degli Australian Open. Anzi, 3-2 nel terzo set e 0-40, con Rafa al servizio. Game over? Neanche per sogno… Quello straordinario guerriero dalla mano morbida che è il maiorchino non si è arreso. Il resto è storia. Quasi incredibile. Comunque bellissimo, glorioso. Qualche giorno dopo digerisco e rendo onore. Se proprio qualcuno deve superare Roger nel conto degli Slam, e Rafa sia. Non a caso Roger, più sportivo di me, si è subito congratulato con parole commoventi.
Non avrei però scritto un pezzo sul Re, se nel tardo pomeriggio del 2 febbraio (liturgicamente giorno di luce, un caso?), non mi fosse giunta da un amico l’inattesa notizia di una sua intervista di poche ore prima. Alla domanda su un eventuale ritorno in campo ha risposto, in sintesi, che potrà essere più preciso solo in aprile-maggio. Estremo realismo: «Sono molto motivato nel fare il mio lavoro fisico, o almeno quanto mi è concesso. L’ho fatto anche stamane. Lavoro duro, per quanto mi è concesso. Mi piacerebbe fare molto di più, ma i medici e un po’ tutti mi stanno tenendo a freno».
Allora, realismo anche da parte nostra. Rafa si è ripreso dalle stampelle di qualche mese fa, ma è cinque anni più giovane di Roger. E poi, alle soglie dei quarantuno, come potrà il Re competere con avversari tanto più giovani e atletici? Cose dette e ridette. Non riesco però a non fare un atto di speranza. In un testo biblico ben più drammatico e con altre risonanze, si legge: «L’uomo ponga nella polvere la sua bocca, forse c’è ancora speranza» (Lamentazioni 3,29). Ricordavo la seconda parte, ho ritrovato la prima. A dire: meno parole, più attesa in silenzio. Non possiamo fare altro. Anche per non trasformare sua Fluidità in un idolo. Aspettiamo, vedremo. Con il sorriso sulle labbra e la gratitudine nel cuore.
Appuntamento a Wimbledon
«Per quanto mi è concesso». Vale per tutti. Per quanto gli eventi, gli incontri, e molto altro, ci concedono. È la legge del desiderio, che si nutre di una mancanza sempre incolmabile. Siamo noi. Più o meno consapevoli di ciò. E soprattutto, invitati a non colmare tale mancanza con surrogati che soddisfano per un po’ ma poi ci lasciano tristi, svuotati. “Beati quelli che hanno fame di desiderio, perché troveranno vita”, si potrebbe parafrasare il rabbi di Nazaret. Consentitemi, per una volta, un game più filosofico. Con parole di un uomo geniale, morto troppo presto nel 1986: “La mancanza non è vacuità, al contrario è ciò che ci costruisce. La separazione non è un vuoto, ma è ciò che muove il nostro sapere, la nostra conoscenza, e li trasforma dall’interno. È in questo movimento che si ha accesso al sapere amoroso, o al sapere tout court. La vera conoscenza è ciò che non smette di venir modificata da una mancanza indimenticabile. Non è materia di opzione! La questione concerne dunque ciò che ci manca e, d’altra parte, ciò che ce ne facciamo di tale mancanza, l’attività ch’essa suscita” (Michel de Certeau).
Prendetevi due minuti, rileggete. Immagino non sarete in disaccordo. O perlomeno, potrete applicare queste parole ai vostri vissuti, credo. Poi si torna alla realtà, dove la mancanza a volte brucia. E allora, se magari un po’ di pienezza arrivasse tra cinque mesi in Church Road, mica ci lamenteremmo. Tanto per far poi meglio i conti con la costitutiva mancanza che rende la vita ciò che è: un meraviglioso slalom tra desiderio e mancanza. Che sia questo il nostro Slam? In ogni caso, ho deciso: vado a Wimbledon. Prima del ritiro del Re, è ancora lecito sperare in lampi di pienezza? Nel caso, non voglio perdermeli.