Roger Federer, tornato in campo a Tokyo per un’esibizione, ha parlato pubblicamente per la prima volta dopo il ritiro
Roger Federer, che da ormai due mesi ha terminato la propria carriera da professionista, è tornato in campo per un’esibizione targata UNIQLO, suo sponsor ormai da anni: lo svizzero è stato protagonista a Tokyo in un evento che l’ha visto parlare pubblicamente per la prima volta dopo il ritiro. L’otto volte campione di Wimbledon ha voluto, per prima cosa, riflettere su una tematica di assoluta attualità, quella della salute mentale. “Ci sono giocatori che si ritirano da molto giovani. Capisco la loro decisione, ma credo che sia un peccato. Molti provano a resistere un po’ più a lungo, ce ne sono alcuni che si prendono pause di tre o sei mesi, magari un anno, e poi riprendono la loro attività. Il vita nel circuito è davvero complessa, tra viaggi, allenamenti, jetlag. Nessuno ha la possibilità di dire che è stanco, in quanto si può apparire deboli. Ecco perché molti tennisti finiscono con il cedere mentalmente, perché bisogna sempre farsi vedere stabili e forti, ma non siamo delle macchine, siamo anche e semplicemente esseri umani“.
Poi, il 41enne di Basilea ha dato qualche aggiornamento sullo stato del suo ginocchio. “Al momento ho un po’ paura a cimentarmi negli altri sport, il mio ginocchio va così così. Quindi devo essere molto paziente. Io e la mia famiglia stiamo però pianificando di tornare a fare qualche viaggio: voglio che i miei figli possano divertirsi e che possano dare sfogo a tutta la loro creatività. Ad esempio, vorrei portarli in Africa”.
Infine, una brutta notizia per chi vorrebbe vederlo allenare qualche tennista più giovane: “Ho quattro bambini che sono in età scolastica, quindi ad oggi non mi vedo nella veste di coach. Detto questo, se una giovane promessa svizzera ha bisogno di aiuto o di consigli, io sono qui”.