Roger Federer, intervistato in esclusiva da GQ Hype, ha rilasciato alcune dichiarazioni molto interessanti sulla sua recente sconfitta a Wimbledon, sui suoi 40 anni, su Novak Djokovic, Emma Raducanu e Naomi Osaka
Wimbledon e i 40 anni: “Giocare a Londra per me significa tutto, amo la mia vita”
Roger Federer ha, lo scorso 8 agosto, compiuto 40 anni e tutti i più importanti giornali di sport avrebbero sognato di realizzare con lui un’intervista esclusiva. Ad aggiudicarsi una chiacchierata con il campione svizzero è stata la testata GQ Hype, al cui giornalista Jonathan Heaf l’elvetico ha potuto parlare a cuore aperto dei più svariati argomenti. Tra di essi, spicca quello riguardante il torneo di Wimbledon, sui cui prati l’ex numero 1 del mondo ha subito una pesante sconfitta, nei quarti di finale, da Hubert Hurkacz. “La standing ovation che ho ricevuto quest’anno è stata indimenticabile – ha affermato Roger –: ho potuto sentire tutto il supporto e l’amore della gente. Chiaramente, è sempre brutto perdere a Wimbledon prima della finale, poiché non c’è nessuna cerimonia e la scena è tutta per il tuo avversario, in questo caso Hubert. Dunque, dovevo lasciare il campo più velocemente possibile. Ma ora questa sconfitta non fa più male: se rifletto bene, mi rendo conto che esserci era l’unica cosa che contava, vista l’età e le condizioni fisiche, perciò sono davvero grato di aver raggiunto un risultato prestigioso sul campo che amo di più al mondo”.
“Ad agosto – ha proseguito l’elvetico – ho compiuto 40 anni e sono contento. A 20 anni non ci si conosce bene, a 30 anni ti inizi a fare un’idea, mentre a 40 sai bene chi sei e puoi goderti quello che hai costruito durante il tuo passato. Sono felice con mia moglie, ho quattro figli fantastici che stanno crescendo bene. Ora il mio obiettivo è quello di divertirmi: sì, voglio continuare a giocare a tennis e fare esibizioni nei più disparati posti del mondo, però non ho alcuna intenzione di mettere a rischio il mio fisico. Ho 40 anni e, di conseguenza, ancora tante cose da fare. Non voglio perdere la possibilità di poter correre o sciare con i miei figli, inoltre voglio passare più tempo con i miei amici, cosa che, per ovvie ragioni, mi è mancata molto nel corso degli anni. Tutto ciò che verrà da ora in poi, per me, sarà un bonus”.
Da Novak Djokovic a Naomi Osaka, focus sui social media: “La pressione sta diventando insostenibile”
Non è mancata poi qualche dichiarazione su Novak Djokovic e Rafael Nadal, suoi eterni rivali, con cui condivide il record di 20 titoli del Grande Slam: “Djokovic e Nadal? È molto bello essere tutti a 20 Major in carriera. Mi piace pensare che, quando ho giocato la mia prima partita nel tour, il record era 12. Poi è arrivato Sampras e ne ha vinti 14, in seguito, nel 2009, sono riuscito a superarlo e a far mio quell’agognato primato. Infine, sono stato raggiunto da Rafa e Novak e chissà che in futuro qualcuno non possa superarci. Secondo me sì: ora le carriere sono più longeve e ci sarà di sicuro un campione che vincerà ancora più Major. Per quanto concerne Novak – ha continuato l’attuale numero 9 delle classifiche – ha avuto, come sempre, una stagione fantastica: nel 2021 ha vinto Australian Open, Roland Garros e Wimbledon, raggiungendo la finale degli US Open. Direi che non ci sia molto altro da aggiungere sulla bontà di quanto abbia messo in mostra anche quest’anno“.
Infine, Federer ha voluto fare i complimenti ad Emma Raducanu, ma ha sfruttato l’occasione anche per esprimere la propria vicinanza a Naomi Osaka, vittima della pressione impostale dalla stampa. “Ho seguito molto bene le scalate di Emma Raducanu negli ultimi mesi e di Naomi Osaka negli ultimi anni. Entrambe si sono rese protagoniste di storie incredibili, proprio per questo è brutto quando le cose iniziano ad andare male dal punto di vista psicologico. Lo stress, nel tour, è troppo e penso che la situazione sia peggiorata molto da quando c’è stata la diffusione dei social media. Nei primi dieci anni della mia carriera, i social non c’erano e al massimo mi trovavo a dover gestire il mio sito web, dove, tra l’altro, pubblicavo senza dover fare i conti con i commenti della gente; poi, negli ultimi 10 anni, le cose sono iniziate a precipitare. Secondo me – ha spiegato lo svizzero – bisogna riconsiderare il rapporto tra giocatori, stampa e tifosi, nessuno deve sentirsi escluso da questo discorso. La pressione, soprattutto per i giovani, è spesso insostenibile e anch’io non so come avrei fatto, se ci fossero stati i social all’inizio della mia carriera. Dopo dieci commenti positivi, ne trovi sempre uno che non avresti voluto leggere e, ovviamente, la tua mente si focalizza su quello”.