Pepe Rigamonti, Ptr Professional ed esperto di questioni tecniche ed organizzative, ha analizzato rischi e pericoli del testo legislativo approvato dal Parlamento per riformare lo sport: in allarme società e associazioni dilettantistiche, maestri, addetti ai lavori ma anche utenti. Senza sgravi fiscali si rischia il collasso, vanno pensati correttivi ad hoc

Desidero precisare che il concetto di «riforma dello Sport» non mi trova contrario anzi, sono convinto che è giusto che tutti siano tutelati da contratti e forme contributive che garantiscano una vita lavorativa e un futuro migliore. Detto questo entriamo nello specifico di ciò che è difficile da «digerire».

TEMPISTICA

È chiaro a tutti che la questione energetica è e sarà un problema per le associazioni e società sportive dilettantistiche (Asd/Sdd) e di conseguenza per gli addetti ai lavori. Ma sembra che per il governo precedente questo «piccolo ma enorme problema» non fosse così rilevante ai fini di partorire una riforma che, dati alla mano, aumenterà ulteriormente i costi gestionali delle Asd/Sdd del 30% in virtù delle modifiche contrattuali dei collaboratori. Vediamo nel dettaglio.

CONTENUTI

Quelli che sino ad oggi erano collaboratori sportivi, dal 1 gennaio 2023 cesseranno di esserlo. Potrà ancora esserci la figura «oscura» del collaboratore se la sua prestazione non supererà le 18 ore settimanali e rapportata solo ad una attività didattica specifica. In ogni caso superati i 5.000 euro verranno applicati i contributi (circa 27%) e dopo la soglia dei 15.000 euro verranno applicate le ritenute di acconto del 23%, più le aliquote regionali e comunali. In parole povere, se un collaboratore supera i 15.000 euro sarà tassato tra contributi e ritenuta d’acconto circa del 50%. Vi sembra possibile?

Chi non rientrerà in questa fascia avrà ben poca scelta. O diventare dipendente, soluzione molto improbabile, o aprire una partita Iva. Le Asd/Sdd dovranno munirsi quindi di un consulente del lavoro che gestisca la parte previdenziale in quanto uniche figure che hanno accesso telematico all’Inps: dichiarazioni annuali, cedolini mensili, certificazioni contributive, altre pratiche burocratiche: un altro costo da aggiungere a quelli già esistenti.

ALBO PROFESSIONALE

Se ne è parlato e discusso in più riprese, l’ultima con l’ex Ministro Spadafora. Sembrava una clausola obbligatoria per la Riforma dello Sport. Bene dove è finito questo «progetto»? Un Albo professionale, con una cassa previdenziale specifica dove tutti i professionisti insegnanti di tennis versino i loro contributi, non è un cattiva idea. Noi insegnanti di tennis, in mancanza di un Albo, veniamo riconosciuti dalla federazione o dagli enti di promozione a cui siamo associati, ma per lo Stato chi siamo? Ne va della qualità e tutela della professione, e su questo spero che non ci siano dubbi.

VERSAMENTO CONTRIBUTI

Sono d’accordo nell’inserire la parte contributiva nei contratti di collaborazione sportivi purché tutto ciò che ho scritto nel punto precedente venga attivato. Poi viene la parte che mi lascia veramente incredulo. Nel raccontarci come verranno applicati i contributi, non si sono minimamente posti il problema dell’età. I contratti di collaborazione sportivi esistono da molti e molti anni. Ci sono insegnanti che, come il sottoscritto, hanno varcato la soglia dei 65 anni: quanto matureranno di pensione quando sarà il momento? L’equivalente di un caffè? Tutti noi insegnanti «datati», chi più chi meno, abbiamo provveduto a crearci una nostra «pensione» o con polizze assicurative/previdenziali o con prodotti o investimenti alternativi. Perché non creare aliquote contributive differenti per fasce di età sino ad arrivare alla esenzione per coloro che non godranno mai del beneficio?

GESTIONE DEI COSTI

Le Asd/Sdd sono no profit, pertanto hanno agevolazioni fiscali sulle attività istituzionali e in parte su quelle commerciali e di controparte non hanno nessuno sgravio di costi perché non vengono tassate sul reddito o tassate in parte sul commerciale. Ma se lo Stato ci aggiunge dei costi «obbligatori» che prima non c’erano, che cosa ci dà in cambio per evitare di riversare questi costi sugli utenti, già a loro volta provati? Per avere diritto alla detrazione fiscale i pagamenti relativi alle attività didattiche giovanili si devono effettuare in modo «tracciabile» – pos, bancomat, carta di credito o bonifici – ma Coni, Sport e Salute e Ministero dello Sport non si sono mai attivati per regolamentare lo sgravio dei costi sulle transazioni alle Asd/Sdd .

DETRAZIONE FISCALE

Il settore che subirà più di tutti le conseguenze sarà sicuramente quello delle scuole giovanili.

Perché non pensare di elevare la soglia di detrazione fiscale? Attualmente la detrazione massima consentita è il 20% su 220 euro. Basterebbe aumentare una delle due per limitare in parte i danni del settore.

Per il settore didattico rivolto agli adulti il problema riguarda più che altro il settore delle partite Iva e quindi le prestazioni che i maestri fanno ai privati. Questa tipologia di prestazione è sempre stata borderline, perché il privato non aveva interesse ad avere un servizio fatturato, in quanto non aveva nessuna possibilità di detrazione. Ora con il costo campi e la prestazione dell’insegnante «lievitate», le richieste diminuiranno, a meno che il privato non possa detrarre la prestazione.

GESTIONE COLLABORATORI

Dopo tanti anni di interventi si era riusciti in buona parte a debellare il lavoro in nero. Alle Asd/Sdd non conveniva per tutte le agevolazioni di cui godevano, così come al collaboratore che era in regime di defiscalizzazione sino a 10.000 euro. Con la nuova riforma si riaprirà il «mercato nero», sia per rimanere ai minimi contrattuali (18 ore settimanali), sia per rientrare nei minimi di esenzione fiscale e magari anche di quelli contributivi. Ma c’è da considerare anche l’aspetto qualitativo. Per rimanere a costi ridotti e di convenienza le Asd/Sdd utilizzeranno dopolavoristi che per svariati motivi difficilmente hanno l’esperienza e le competenze di un maestro o istruttore che si dedica giornalmente al lavoro di insegnante.

CONCLUSIONI

Se non verranno fatte modifiche strutturali importanti per le Asd/Sdd sarà veramente l’inizio della fine. Si è appena usciti dal tunnel Covid, durante il quale le associazioni sportive hanno ridato la possibilità ai giovani di riprendere a socializzare e a fare attività sportiva. Nuoto, tennis, atletica, scherma, ciclismo e molte altre discipline hanno inoltre alle spalle il lavoro di associazioni e insegnanti che si sono sacrificati per fare emergere campioni di caratura mondiale. Federazioni ed enti ne hanno raccolto il risultato, ma non ho sentito un intervento da parte loro a tutela e a difesa dei propri associati e insegnanti. Questa è un’altra vergogna, forse è anche la più eclatante. A subire le conseguenze di questa riforma, partorita senza fondamenta e con poca logica, saranno le Asd/Sdd, ma anche gli addetti ai lavori, il settore giovanile e della terza età, adulti, famiglie, settori assistenziali. Mi auguro che queste considerazioni vengano recepite da chi di dovere e che si possa ridisegnare una riforma che, così come è stata fatta, appare del tutto fallimentare.