Dietro i successi di Jannik Sinner c’è il percorso del suo maestro, che fin da quando decise di lasciare la Fit per seguire i Piatti Boys ha sempre seguito i suoi principi, senza paura di fare scelte anche difficili. Il premio sono i tanti campioni allenati e ora la scoperta della ‘pepita’ Jannik

La svolta del 1989

Lodare l’operato di Jannik Sinner vuol dire apprezzare quello del suo mentore. Di quel Riccardo Piatti al quale va riconosciuto il ruolo di apripista verso il prototipo di allenatore coraggioso, che coltiva scelte anche difficili perseguite con tutta la forza possibile.

Correva l’autunno del 1989, allorché si rese necessario un rimescolamento del Settore Tecnico. Ognuno per ragioni sue, o di forza maggiore, fu chiamato a fare riflessioni e nell’ambito del riassetto. Gaetano di Maso passò dal settore maschile a quello femminile, mentre Roberto Lombardi lasciò temporaneamente la formazione per dedicarsi al giornalismo a tempo pieno. Io mi affrancai dalla direzione del Foro Italico, degnamente sostituito da Raffaele Cirillo, e armi e bagagli mi trasferii al Centro Nazionale di Riano, chiamato a curare la formazione dei ragazzi fino a 18 anni insieme a Paolo Bertolucci. Avrei rimpiazzato Riccardo Piatti il quale, coerente con le sue vedute, aveva deciso di rimanere attaccato a un quartetto di ragazzi, tutti del ’70, che aveva cresciuto nel quadriennio precedente.

Di fronte all’indecisione federale di riconfermarli in blocco, Riccardo pensò di mettersi in proprio con un suo gruppo e provare insieme a loro l’avventura del professionismo. Un primo esperimento, quello del team, replicato col tempo in migliaia di esemplari, qualcuno fortunato, molti altri rimasti nell’ambito di pallide imitazioni. Accasati alle Pleiadi di Torino, sotto le ali del loro padre putativo i quattro ragazzi hanno fatto strada. Cristiano Caratti è arrivato tra i primi trenta del mondo e ha giocato titolare in coppa Davis. Renzo Furlan, anche lui titolare del massimo campionato a squadre, è arrivato tra i primi 20 con due titoli all’attivo. Quanto a Christian Brandi e Federico Mordegan divennero una stupenda coppia di doppio capace di vincere il torneo dell’Estoril e raggiungere altre tre finali nel circuito maggiore. E Cristian, in coppia con Stefano Pescosolido, ha anche giocato in Coppa Davis. Dunque la coerenza , già allora, aveva ripagato Piatti con risultati veri, colti con la forza del sacrificio e un nuovo modo di fare gruppo.

Da Djokovic e Gasquet, da Raonic a Sinner

Dopodiché per Riccardo fu un susseguirsi di successi. Da Ivan Ljubicic, guidato lungo 10 titoli del circuito Pro verso la terza posizione mondiale, a Richard Gasquet, talento francese che tutti sappiamo. Ce ne furono molti altri, compreso Borna Coric, giovane croato in ascesa con due titoli all’attivo. Fino all’ultimo dei suoi capolavori, quel Sinner che oggi campeggia sui quotidiani sportivi di tutto il globo. A volte la vita pone gli uomini di fronte a scelte coraggiose. Se in quel lontano autunno del 1989 il buon Riccardo avesse deciso diversamente, oggi forse scriveremmo un’altra storia e invece che di un tennista con un futuro luminoso, saremmo qui a parlare di uno sciatore, magari competitivo, di Coppa del Mondo.

Tutto è andato com’è andato e il messaggio che ne deriva è che il lavoro del coach richiede delle scelte, così come a suo tempo fece Piatti! Quel che si pensa va perseguito con tenacia, mettendosi continuamente in dubbio e senza abbattersi dinanzi alle tante difficoltà. Se poi tra una sconfitta e una vittoria capita di imbattersi anche in un giovane altoatesino che in modo caparbio segue gli insegnamenti a occhi chiusi, allora il coach tocca il cielo con un dito e si verifica quello di cui oggi parla tutto il mondo tennistico.