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di Tommaso Vitali
01 December 2021

Riccardo Piatti: "È ridicolo pensare che Sinner non sia italiano al 100%, tiene moltissimo alla maglia azzurra"

In un'intervista a "Il Messaggero" Riccardo Piatti ha parlato della stagione e del futuro di Jannik Sinner

Foto Ray Giubilo

Il 2021 dei tennisti italiani si è concluso con qualche rimpianto. La squadra azzurra era infatti una delle favorite per la vittoria della Coppa Davis 2021, ma la deludente sconfitta nei quarti di finale con la Croazia ha messo fine al sogno, non così improbabile, di vincere l'insalatiera d'argento per la seconda volta dopo il 1976.

La stagione che sta per terminare rimane tuttavia una delle più prolifiche per il tennis italiano. Su tutte spicca la crescita di Jannik Sinner, che nel 2021 ha scalato quasi 30 posizioni in classifica ed è riuscito a scrivere la storia del nostro tennis, piazzandosi insieme a Matteo Berrettini, nella top 10 del ranking mondiale.

In un'intervista rilasciata a Il Messaggero, Riccardo Piatti, coach di Jannik Sinner ha analizzato la stagione dell'altoatesino e rivolto uno sguardo al futuro.

"Jannik è un ragazzo che ama questo sport e si diverte a giocarlo. Quando è all’Accademia di Bordighera si ferma a giocare coi più giovani, con mio figlio Rocco e con gli altri ragazzi, anche a calcio e a basket. Gli viene spontaneo"- ha esordito Piatti, che poi ha parlato delle critiche rivolte a Sinner per la rinuncia all’Olimpiade: "Non si sentiva pronto, era stanco, ha fatto quello che ha ritenuto giusto. In Coppa Davis ha giocato alle 3 di notte per provare il doppio insieme a Fognini. È ridicolo pensare che Jannik non sia italiano al 100%: tiene moltissimo alla bandiera e alla maglia azzurra, a Torino s’è visto come comunichi col pubblico e ami coinvolgerlo".


Piatti ha poi elencato gli insegnamenti rivolti a Sinner sulla gestione della pressione: "Durante il lockdown gli ho fatto vedere tanti filmati di Federer, Nadal e Djokovic nelle finali importanti, ma non nelle fasi in cui hanno giocato bene e hanno vinto con tre vincenti uno dietro l’altro, ma quelle in cui giocavano male. Così Jannik sa che anche a un campione può succedere: fa parte del gioco, della parte mentale del tennis".
E ancora, sulle lezioni che possono dare le sconfitte: "Bisogna riflettere sulle sconfitte, chiedersi perché e come si può migliorare. Anche quella contro Tiafoe rimarrà impressa nella testa di Jannik, così come la Davis: ha vissuto l’esperienza per la sua nazione, per la squadra".

Sul pubblico a sfavore: "A New York, Jannik ha avuto il pubblico contro, quando ha giocato con Monfils, ma è riuscito a vincere: meglio averlo a favore, il tifo, ma anche se è contro non lo infastidisce. Tiafoe si è comportato male con lui. Ma il pubblico gli piace talmente tanto che a Madrid quando l’hanno messo sul Campo 2 mi ha rotto le scatole perché non c’era pubblico".


Riguardo alla crescita in doppio: "È stata una delle cose che ha fatto meglio quest’anno: con Hurkacz, Bolelli, Feliciano Lopez, Opelka col quale ha vinto Atlanta, Korda e ancora con Hurkacz. Voglio che provi con compagni diversi, che giochi tanti servizi e volée, che impari a venire avanti a giocare la volée bassa".

Infine, un pensiero alla prossima programmazione: "Per dieci giorni riposa e noi dello staff non lo vogliamo vedere: ci porta via tanta energia, vuole giocare, vuole sempre fare qualcosa. Poi preparazione a Montecarlo e il 27 si parte per l’Australia".

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