Il martellatore statunitense ha sorpreso nella mattinata romana Aslan Karatsev, conquistando i quarti di finale. Ma dove si colloca Opelka nella casistica dei grandi battitori?

Quello dei grandi battitori è un universo variegato che tuttavia potrebbe riassumersi in tre grandi tipologie. I fenomeni alla Sampras, Edberg, Becker che al servizio hanno aggiunto un gioco di volo cristallino e una grande attitudine ai i rimbalzi. Hanno vinto molto, compresi tornei del grande slam, lasciando ai posteri pagine indelebili di questo sport.

Quindi ci sono quelli alla Stich, Krajiceck Ivanisevic, Roddick, Isner, giocatori grandi anche loro che hanno vinto molto grazie al servizio aggiungendo qualcosa in più pescato in un bagaglio tecnico di tutto rispetto ma non paragonabile a quello dei primi.

Ci sono poi i battitori che oltre all’acchito sanno fare poco altro. Indietro nel tempo, in questo comparto, troviamo atleti monocorde come Amaya, Tanner per arrivare, in ordine di tempo, ad altri come Shuzo Matsuoka, Marc Rosset fino al più attuale Ivo Karlovic. Questi ultimi si beano di essere dei marcantoni tanto più alti quanto più scarsa è la loro completezza tecnica. Si distinguono nella qualità di non dare ritmo al match e di tenere l’avversario sotto scacco in virtù di un servizio killer più solitario che mai. Per sopravvivere ai siluri in arrivo ci sono due regole da seguire: cercare il break e tenere il proprio servizio. Un uovo di Colombo banale quanto ineludibile che dà un’idea sul perché contro di loro tutto si risolve di stretta misura e i match finiscono per chiudersi di solito sul filo del tie break.

Proprio quanto accaduto oggi sul Grand Stand del Foro tra Aslan Karatsev e Reilly Opelka, statunitense del Michigan con una criniera leonina portata a due metri e dieci dal suolo e 100 chili di stazza tutti orientati a sostenere il servizio. Dopo aver padroneggiato due set point, il russo ha azzardato un rovescio lungolinea lì dove un diagonale sarebbe stato più azzeccato e in un amen tutto è cambiato. Il colpo è planato appena oltre la riga e a valanga se ne sono andati i successivi punti che hanno concesso all’americano il primo tie break. Nel secondo set, addirittura il flemmatico Aslan ha ceduto il servizio al terzo game e l’omone dei grandi laghi, ha pensato di far rispettare il suo colpo più forte catapultandolo oltre la rete da un balcone con l’intento di fare i giusti danni.

Un Opelka insospettabile, capace di quattro, cinque e in qualche occasione anche di sei scambi: sensazionale per un giocatore con la sua tipologia di gioco. Dunque dove si potrebbe collocare l’americano nella casistica dei grandi martellatori da sopra? Qui a Roma è nei quarti e già molto. Troppo poco, tuttavia per offrire definizioni stilistiche attendibili. Perciò aspettiamo almeno Parigi e ne sapremo di più.