Le parole del preparatore fisico di Roger Federer alla vigilia del match contro Daniel Evans
Alla vigilia del rientro in campo di Roger Federer nel match di Doha contro Daniel Evans, il preparatore fisico Pierre Paganini ha rilasciato un’intervista a L’Equipe dove ha parlato dei mesi passati dal tennista elvetico. “Il 7 febbraio Roger giocò in Africa il match di esibizione contro Nadal, poco più di una settimana dopo, il 19 febbraio si è dovuto operare al ginocchio destro. Erano anni che quel ginocchio gli dava fastidio – confessa Paganini -, ma avevamo gestito la situazione con esercizi specifici e una buona programmazione. Finché ha potuto giocare non è stato un grosso problema, appena lo è diventato ha deciso di operarsi”. La decisione è stata presa totalmente dal tennista di Basilea che anche nella prima conferenza di Doha ha ribadito la cosa, precisando che si sarebbe sottoposto all’intervento indipendentemente dal tennis. Tanti hanno provato a fare un paragone tra questo stop e quello del 2016 che culminò con il rientro all’Australian Open 2017, ma le cose sono differenti: “I tempi di questo recupero sono stati più lenti per forza di cose, il ginocchio era particolarmente fragile e come sappiamo sono servite due operazioni. Nel 2016 Federer si fermò per problemi muscolari, si fermò totalmente per recuperare. In questo caso invece dopo l’operazione ha dovuto aspettare diversi mesi e solo a luglio è tornato ad allenarsi gradualmente”.
“Quando un giocatore di 40 anni deve fare esercizi che pure un 70enne gestirebbe senza problemi, e riesce comunque ad essere contento perché il martedì le cose vanno meglio del lunedì, beh direi che è passione”. Rimarca il preparatore fisico che racconta il lavoro svolto: “Siamo partiti dal fondo, abbiamo fatto un certo tipo di riabilitazione e dovevamo prenderci lunghe pause per capire come il corpo potesse reagire a certi sforzi. Tra le tante cose, abbiamo posto un occhio di riguardo sugli aspetti di coordinazione”. Alla fatidica domanda sul ritiro, Paganini non si sbilancia invece più di tanto: “Naturalmente esiste un limite d’età, ma Federer continua a lavorare molto proprio perché vuole capire quale possa essere. La gente sottovaluta la sua pazienza, senza quella sarebbe caduto tempo fa e invece si appresta ad affrontare la quinta generazione di giocatori, in un periodo in cui la concorrenza è forte ed il tennis diventa più duro – sottolinea prima di chiudere -. Per Federer è già un successo essere tornato e soprattutto poter scendere in campo senza dover pensare ogni secondo al ginocchio”.