La spagnola è stata trasferita in un altro hotel dopo aver contratto il Covid-19: “I sintomi sono diminuiti”. E spera ancora di poter partecipare agli Australian Open.

Paula Badosa Gibert è ancora rinchiusa nell’hotel in cui è stata trasferita dopo la positività al Covid-19. Attualmente la spagnola rimane l’unica tennista positiva al virus con la speranza di poter partecipare agli Australian Open. Tuttavia il trattamento a lei riservato non sembra assolutamente degno di una prova dello Slam: Da quando sono stato trasferita non sono più stata sottoposta a test – rivela in un’intervista a Marca -. Ho chiesto di farne uno per avere una sorta di controllo su come sto e non ho ricevuto alcuna risposta. Ho anche chiamato i medici per farmi dire che tipo di virus ho. La reclusione dipende dal virus, quindi cinque o nove giorni di quarantena. Non mi hanno dato alcuna informazione”.

Badosa non ha dubbi: E’ di gran lunga la peggiore esperienza della mia carriera – spiega -. Quello che non mi sembra giusto è che le regole cambiano quando stai già volando, quando non hai possibilità di non partire. E poi le condizioni in cui siamo qui sono deplorevoli, non me lo aspettavo. La prima cosa che si consiglia quando si ha un virus è aprire le finestre delle stanze per far fluire l’aria. Non ho finestre e la mia stanza è di appena 15 metri quadrati. È ovvio che l’unica cosa che respiro è il virus. Ho chiesto prodotti per la pulizia, come un’aspirapolvere, e non mi danno niente”.

La spagnola non ha scoperto se ha contratto il virus con il ceppo classico o con quello britannico. La differenza riguarda i tempi di recupero, più lenti nel secondo caso: “Ci sono state persone sul nostro aereo che sono risultate positive al ceppo britannico – prosegue Badosa -. Vorrei che fosse il virus normale e spero di non averlo preso in volo perché poi sarebbe praticamente certo che si tratti del nuovo ceppo. Se fossi stata infettata ad Abu Dhabi, ci sarebbero più chance riguardo il coronavirus che già conoscevamo e potrei uscirne prima”. Conclude con un appello: “Mi sento abbandonata perché non ho il materiale di allenamento che ho chiesto dopo cinque giorni, non mi informano sul tipo di virus che ho e non ho nessuna informazione dal torneo”.