Pablo Carreno Busta, intervistato ai microfoni di Punto de Break, ha riflettuto sulla cavalcata trionfale che lo ha portato a vincere il Masters 1000 di Montreal e, pur nel tributo a due campioni come Novak Djokovic e Rafael Nadal, ha affermato di non sentirsi preoccupato per il futuro del tennis, che sarà divertente e appassionante anche senza di loro

Pablo Carreno Busta è uno dei tennisti del momento: ex top ten e vincitore della medaglia di bronzo in singolare ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020, l’asturiano ha fatto suo il titolo nel Masters 1000 di Montreal e si presenta agli US Open con il serbatoio della fiducia pienissimo. Che possa essere una pericolosa mina vagante di questo Slam è certo, considerando anche la sua tradizione positiva sul cemento newyorkese: Carreno Busta, infatti, è stato semifinalista delle edizioni 2017 e 2020, anno in cui giunse ad un solo set dall’approdo in finale. Intervistato da Punto de Break, il numero 14 del mondo ha raccontato cosa significhi per lui aver messo le mani su un trofeo Masters 1000, tornei ambiti da tutti i più forti tennisti del pianeta.

“Vincere un Masters 1000 mi dona grande fiducia – ha affermato il tennista di Gijon –, adesso i rivali mi vedranno diversamente rispetto a quanto non facessero qualche settimana fa. Mettere a referto un risultato così importante è sempre speciale e l’aspettativa con cui sono giunto ai nastri di partenza di questo US Open è leggermente più alta del solito. L’illusione di poter vincere il trofeo c’è sempre, è questo il motivo per cui ci si allena ogni giorno, per ottenere risultati importanti e vincere tornei prestigiosi. L’anno scorso abbiamo vinto la medaglia olimpica e quest’anno abbiamo vinto un Masters 1000: quando il lavoro è così duro, questi risultati sono sempre apprezzati. Non me l’aspettavo, onestamente: non ero stato regolare come al solito nel corso di questa stagione, anche se il livello di gioco che stavo esprimendo non era basso. Tuttavia, avevo perso alcune partite per un soffio, come quella contro Sinner a Miami, nella quale non sfruttai svariati match point. Quest’estate, però, ho affrontato le sfide con la giusta mentalità: sono sempre stato bravo in questa parte della stagione, inoltre la partita contro Berrettini, al primo turno di Montreal, mi ha dato un bonus di fiducia per il resto del torneo”.

Quali, dunque, le emozioni percepite dallo spagnolo dopo il bellissimo trionfo canadese? “Sono stato davvero felice, vincere un Masters 1000 rende molto più prestigioso il tuo curriculum, ma non possiamo parlare di sollievo. Non ho mai pensato di dover per forza vincere un Masters 1000 prima di ritirarmi, né ho pensato che, se non ne avessi vinto uno, non sarei stato contento della mia carriera. Il mio pensiero è sempre rivolto al mio benessere nella vita quotidiana: ora che ho una certa età e sono nel circuito da così tanti anni, cerco di godermi un po’ di più le esperienze, sia dentro che fuori dal campo. Tuttavia, non posso negare che ho sempre avuto in testa l’obiettivo di provare a vincere un grande torneo. Quest’anno è arrivata un’occasione che, sfruttata, ha ricompensato tutti gli sforzi profusi in questi anni”.

Infine, un commento sui Fab Four, ossia Novak Djokovic, Rafael Nadal, Roger Federer e Andy Murray, i quali hanno, per quasi due decenni, monopolizzato gli albi d’oro dei tornei più importanti dell’anno. Parliano di campioni disumani, ma Carreno Busta non è preoccupato per il futuro: il tennis sarà divertente ed interessante anche quando i quattro alieni di saranno ritirati. “I Fab Four sono un gruppo di campioni fantastici e dall’incredibile maturità, con una regolarità fuori dal comune. A breve arriverà un’epoca in cui sarà più ampio l’alveo di tennisti che saranno in grado di vincere trofei degni di nota, un po’ come nei primi anni 2000, quando Moyá, Ferrero o Roddick erano numeri uno al mondo e i tornei potevano essere vinti da più persone. Già ora c’è molto più equilibrio nel circuito perché Novak e Rafa non hanno più quella regolarità di qualche stagione fa, in alcuni tornei falliscono, sono più umani. Ritiro? Non so quando finirà la loro carriera, ma sono certo che il circuito sarà molto divertente anche senza di loro“.