Ons Jabeur, qualificatasi per la finale degli US Open, ha aperto il suo cuore alla stampa attraverso un bellissimo messaggio
Ons Jabeur, dopo il netto successo 6-1 6-3 ai danni di Caroline Garcia, si è qualificata per la finale degli US Open, diventando la sesta tennista in grado, negli ultimi dieci anni, di raggiungere due o più finali consecutive negli Slam, dopo Victoria Azarenka, Serena Williams, Simona Halep, Naomi Osaka e Angelique Kerber. La tunisina, che a Wimbledon è stata sconfitta in rimonta per mano di Elena Rybakina, dovrà adesso sfidare la numero 1 del mondo Iga Swiatek, con l’obiettivo di conquistare il primo titolo Major della sua carriera. Intervistata in conferenza stampa, Jabeur si è detta più consapevole di due mesi fa, avendo ormai dimostrato a tutti e a se stessa di meritare palcoscenici di questo calibro.
“Ora tutto mi sembra più reale, onestamente – ha dichiarato la futura numero 2 del mondo –: è fantastico essere di nuovo in una finale del Grande Slam. A Wimbledon stavo vivendo un sogno, non riuscivo a crederci, anche dopo il match non riuscivo a rendermi conto delle cose, non riuscivo a capire che cosa fosse accaduto. Ora mi sento più abituata, felice di aver dato seguito a quel risultato, di vedere che la gente non si sorprende a vedermi in finale. Ora forse so cosa fare in finale e, anche se sarà molto difficile, proverò a dare il meglio di me. Proclamare ad alta voce i miei obiettivi fa parte del mio modo di essere: così comprendo le cose e riesco a raggiungerle. Ricordo di aver detto che volevo essere in top 5, che volevo vincere un Grande Slam e qualificarmi per le WTA Finals. Due di questi obiettivi sono miei, spero che il terzo si verifichi tra due giorni. Sto imparando molto in relazione al mio gioco e al mio stile, soprattutto ora sono più conscia di ciò che posso fare in campo. Spero di aver imparato da tutte le finali che ho disputato, soprattutto dall’ultima che ho giocato a Wimbledon: devo gestire il mio stress e le mie emozioni in campo. Darò il massimo, sono qui per il titolo”.