In un’intervista rilasciata alla BTU, l’attuale numero 438 del mondo ha espresso la sua opinione sull’esclusione dei russi dalle competizioni mondiali
L’esclusione dei tennisti russi e bielorussi dalle competizioni mondiali, in seguito al confitto russo-ucraino, ha fatto e continua a far discutere ancora. Molti atleti ucraini e non solo si sono sin da subito schierati a a favore dell’esclusione, ma non tutti sembrano pensarla allo stesso modo. Tra questi, anche il tennista Oleg Prihodko, attuale numero 438 del mondo in singolare e 121 in doppio. Il nativo di Pavlograd ha parlato in un’intervista rilasciata alla BTU: “In generale, credo che la condanna degli atleti porti solo a infiammare il conflitto. In questo modo, gli atleti cominciano a intraprendere la guerra dentro e fuori dal campo, diventando strumenti di guerra e dimenticando i principi basilari dello sport“.
“Ho giocato un paio di tornei con un tennista russo perché è mio amico – ha detto Prihodko -. L’unica cosa che ho fatto è stata giocare con il mio amico, la nazionalità non mi interessa perché credo che una persona debba essere giudicata dalle sue azioni e non dalla sua nazionalità. Ho molti amici dalla Russia e dalla Bielorussia, anche la mia ragazza è russa. Tutti mi aiutano in ogni modo possibile e si schierano sempre contro la guerra“.
Una decisione che lo ha portato anche ad avere problemi con la Federtennis ucraina: “Mi avevano raccomandato di non farlo, ma dal momento che ho le mie opinioni, ho fatto ciò che ritenevo necessario, non ho seguito la politica del partito“. Tornando sull’esclusione, infine ha ancora commentato: “Come atleta, non la capisco. Lo sport dovrebbe unire le persone“.