Ancora alle prese con l’infortunio australiano, Nadal salterà Indian Wells e Miami e lavora per essere al top a Parigi. Può essere la sua ultima chance di vincere un Major, sognando una finale contro Djokovic. Sarebbe la sessantesima sfida fra i due e uno spareggio per il titolo Slam numero 23

In un modo o nell’altro, i soliti Big Three trovano sempre come stare al centro della scena. Novak Djokovic – che ha impiegato due mesi per perdere il primo match del 2023 – perché ha già intascato un titolo Slam e ha fame di prendersene ancora tanti altri, in attesa di capire se potrà o meno giocare i primi due Masters 1000 dell’anno, a Indian Wells e Miami. Roger Federer perché pare sempre più vicino un suo ritorno sul Centre Court di Wimbledon ma nella cabina di commento; e Rafael Nadal perché, a poche ore dall’annuncio della rinuncia alla trasferta negli States (che lo farà uscire dalla top-10 per la prima volta dal 25 aprile 2005, dopo 912 settimane consecutive), si è presentato al Bernabeu per la sfida di Coppa del Re fra il Real Madrid e l’eterno rivale Barcellona, rilasciando alla tv dei suoi “blancos” qualche dichiarazione puntualmente ripresa in tutto il mondo. A muovere il vero interesse nei confronti del mondo della racchetta sono sempre e solo loro, perché hanno segnato un’epoca (irripetibile?) che pare da anni verso il tramonto ma in realtà rimane ancora vivissima. Merito in primis di Djokovic, ma anche di un Andy Murray che punta a una testa di serie per il Roland Garros e con le sue maratone (in barba all’anca di metallo) non perde l’occasione per mostrare le differenze fra le generazione di prima e quella di oggi, così come di Nadal che nonostante le mille difficoltà e il fisico martoriato non smette mai a provarci. Come se avesse ancora qualcosa da dimostrare.

Le parole di Nadal a Madrid hanno delineato uno scenario piuttosto nebuloso. Rafa si tiene allenato per 15-20 minuti al giorno per evitare che almeno il braccio non perda completamente condizione, ma l’infortunio muscolare all’ileopsoas rimediato all’Australian Open è ancora un problema e il maiorchino è ben lontano dall’ipotizzare un rientro. È vero che i molti stop che gli hanno negato una carriera ancora più ricca di trionfi l’hanno reso mister precauzione, tanto che spesso è capitato che si ripresentasse nel Tour con mille dubbi ma riuscisse in un attimo a trasformarli in certezze, vincendo subito o quasi. Ma stavolta la situazione sembra più complicata. Rafa ha detto che l’obiettivo finale di tutto il lavoro di recupero è farsi trovare pronto per il Roland Garros, dove a occhio e croce potrebbe avere l’ultima grande opportunità di una carriera che sembra più vicina che mai al capolinea. È già successo in passato di credere (erroneamente) che non avesse più grandi chance di vincere i tornei più importanti, ma la situazione dice che i problemi continuano a sommarsi e nelle sue parole si inizia a percepire sempre più spesso un senso di stanchezza e frustrazione, mischiato a un pizzico di rassegnazione. La voglia di tornare a combattere è sempre lì, che arde come nei primi anni di carriera, ma ogni volta il percorso per curare le ferite richiede più tempo e più fatica. A quasi 37 anni, con la bacheca piena e un figlio a casa, Rafa sta probabilmente iniziando a rendersi conto che il gioco non vale più la candela. Dunque, lo scenario di un ultimo grande tentativo nella sua Parigi, dove provare a fare 15 per poi dire basta, sembra più credibile che in passato.

È ancora molto presto per fare delle ipotesi, anche perché se Nadal non dovesse competere (e vincere) granché prima di Parigi il gioco delle teste di serie potrebbe metterlo di fronte a Djokovic ben prima di un’ipotetica finale, ma il desiderio più grande degli appassionati non può che essere quello di vederli affrontare per la 60esima volta (fra gli uomini è la rivalità con più sfide nell’era Open) proprio nel match che vale il titolo, sul Philippe Chatrier. Con entrambi a quota 22 Slam, sarebbe una sorta di spareggio per il nuovo record, perfetto per aggiungere un altro capitolo alla loro rivalità iniziata nel giugno di 17 anni fa, quando proprio a Parigi il serbo – all’epoca 19enne – si ritirò per infortunio sotto due set a zero e sorprese tutti in conferenza stampa dicendo che senza i guai fisici avrebbe vinto lui. Lo presero per pazzo e arrogante, invece il tempo ha detto che l’idea non era così folle, anche se a Parigi il più grande è rimasto sempre Nadal. Se davvero il prossimo Roland Garros dovesse trasformarsi nel suo ultimo Slam, o nell’ultimo nel quale parte con chance di aggiudicarsi il titolo, una finale contro Djokovic sarebbe il modo migliore per celebrare entrambi, Nadal per primo. Spesso i sogni non si avverano, ma cullarli non costa nulla.