Novak Djokovic ha parlato alla RTS, televisione nazionale serba, e ha rilasciato alcune importanti dichiarazioni sulla sua espulsione dall’Australia e sul rapporto che lo lega a molti tennisti del circuito, tra i quali spicca Daniil Medvedev

Novak Djokovic è tornato a parlare in pubblico dopo l’intricata vicenda relativa all’esclusione dagli Australian Open: lo aveva già fatto in un’intervista esclusiva alla BBC, ma stavolta si è trattato di una diretta televisiva. A pochi giorni dal suo ritorno nel circuito (sarà testa di serie numero 1 nell’ATP 500 di Dubai), il nativo di Belgrado ha parlato alla RTS, emittente televisivo serbo, raccontando cosa gli è accaduto in Australia e in che modo l’avvenimento ha cambiato la sua percezione sul luogo che, come nessun altro, gli ha regalato enormi soddisfazioni nel corso della sua carriera. “Non dimenticherò mai – ha rivelato il primo tennista al mondo – tutte le bellissime emozioni che ho vissuto in Australia durante la mia vita. Nonostante le vicende di quest’anno, l’Australia resta per me un posto del cuore e con il quale sento un enorme feeling: vincere per nove volte un torneo di tale importanza è qualcosa che ti segna in positivo per sempre e non esiste annata negativa che possa cancellare i dolci ricordi passati. Non vedo l’ora di poter tornare sulla Rod Laver Arena per competere ancora”.

Ma cos’ha fatto Djokovic il giorno della finale tra Rafael Nadal e Daniil Medvedev? Si è goduto il match in televisione? “No, ammetto che per me era troppo difficile psicologicamente assistere all’incontro – ha affermato il serbo –, ma mia moglie e mio figlio hanno visto l’intera sfida e si sono divertiti molto: Jelena parteggiava per Medvedev, mentre Stefan faceva il tifo per Nadal, che è uno dei suoi idoli. Io, invece, ero piuttosto neutrale: comunque fosse andata, avrei perso qualcosa, che sia il record di Slam o la prima posizione nel ranking. Ho cercato di non appassionarmi troppo a ciò che stava accadendo in campo, in quanto non è mai bello fare il tifo per o contro un proprio collega, indipendentemente dalla tipologia di rapporto che si può instaurare con ognuno di loro. Con Daniil, in particolare, ho costruito un rapporto di amicizia profonda e sincera, con lui mi confido spesso e ci diciamo tante cose importanti. Mi ha mandato un messaggio 45 minuti dopo la finale persa a Melbourne, non mi aspettavo mi scrivesse così presto: ciò che ci siamo detti non può essere rivelato, ma ci siamo rincuorati a vicenda. È una persona autentica e dalla mentalità aperta, anche se spesso non è il perfetto esemplare del politically correct, ma neanch’io lo sono, né mi piacerebbe esserlo”.

Al di là del discorso vaccinazione, sul quale ognuno può mantenere la propria opinione, la vera colpa di Djokovic è stata quella di prendere parte, da positivo al Covid-19, all’intervista con L’Equipe. Il serbo, tuttavia, ha subito riconosciuto di aver commesso un grave errore e, a tal proposito, ha dichiarato: “È sicuramente stato un errore e mi sono scusato più volte con il giornalista per quello che ho fatto: avevamo rinviato l’intervista più volte e ho scoperto di essere positivo solo dopo che il suo aereo era atterrato a Belgrado. Ho valutato male le priorità e ammetto di essere stato egoista in quella circostanza. So che non tutti mi perdoneranno e accetto le critiche che mi vengono mosse contro“.

Le reazioni dei colleghi sono state innumerevoli, con molti di essi che si sono schierati dalla stessa parte del numero 1 al mondo: “Alcuni colleghi – ha raccontato Nole – non hanno voluto commentare o mi hanno criticato perché non hanno gradito tutto lo sviluppo della vicenda: accetto tutto questo, sebbene avessi voluto raccontare con la mia voce quello che stava succedendo. Ce ne sono stati moltissimi, però, che sono stati con me sempre e mi hanno supportato in tantissimi modi, a partire da Nick Kyrgios, il che mi ha sorpreso, e Alizé Cornet, i quali hanno deciso di parlare pubblicamente a mio favore. Una miriade mi ha supportato in privato e mi ha fatto davvero piacere”.

Infine, un ultimo commento sul vaccino anti Covid-19: “Sono un atleta professionista e controllo in modo maniacale tutto quello che mangio o che entra nel mio corpo in qualunque maniera. Se le cose cambiano anche per lo 0,5%, le prestazioni potrebbero non essere all’altezza di quanto fatto in passato, soprattutto alla mia età. Per quanto concerne il vaccino, al momento ho scelto di essere cauto e non sottopormi al siero, mi sto prendendo del tempo e resterò aperto mentalmente per eventualmente modificare la mia decisione. Per ora, accetterò le conseguenze che potranno scaturire dal non essere vaccinato”.