L’ideatore del programma “Behind the Racquet” critica il sistema di sicurezza degli US Open: “Se un big fosse positivo annullerebbero il torneo”

Non usa mezzi termini Noah Rubin per commentare il sistema della bolla, la serie di protocolli di sicurezza attuati dalla USTA per il torneo di Cincinnati e gli US Open a causa dell’emergenza coronavirus. L’ideatore del programma “Behind The Raquet” ha detto la sua proprio all’interno del suo podcast il modo in cui è stata gestita la situazione nelle prime settimane a New York.

Questa cosa della bolla è una str*****a – ha affermato il numero 228 della classifica ATP -. Solo lo staff che lavora negli spogliatoi alloggia negli hotel insieme a noi. Poi c’è un sacco di gente che la sera torna a casa propria e quindi potrebbe contrarre il virus e portarlo all’interno della bolla. Tipo quelli che guidano i bus che ci portano al circolo. Allora che senso ha che ci dormiamo anche noi negli hotel? È incredibile“.

Rubin ha poi commentato la situazione degli undici tennisti francesi a contatto con Benoit Paire, poi risultato positivo. Gli atleti in questione non saranno estromessi dal torneo, ma dovranno seguire regole ancora più ferree. “Hanno avuto un nuovo protocollo da firmare, in cui si afferma che non avranno accesso ad alcune aree ma ad altre sì, e potranno giocare il torneo. È una situazione assurda – afferma –. La mia sensazione è che solo perché non c’è nessun top player in questi 11 non annullano il torneo. Il loro comportamento contraddice quello che hanno utilizzato con Pella e Dellien, ma anche ciò che dicono le leggi di New York. Dicono di avere lavorato con le istituzioni per stilare un protocollo e ora lo violano”.