Rafael Nadal si tira fuori da una buca profonda e porta a compimento una rimonta che lo proietta sempre di più nella storia del tennis
Due diritti sbagliati in malo modo erano stati una brutta avvisaglia sul cinque pari del secondo set. Ma la vera sentenza sembrava arrivata allorché Medvedev tirava fuori dal cilindro un passante di rovescio lungolinea che gli guadagnava il set.
A quel punto, uscire dalla buca di due set sotto sarebbe stata per Nadal una questione ostica. Aggiungerei che se qualcuno avesse insegnato allo spagnolo come giocare il back spin di rovescio, in data odierna l’eroe di Manacor avrebbe avuto un’arma in più.. per soffrire di meno. Fatto sta che invece di farne un’anguilla scivolosa dai rimbalzi insidiosi, il buon Rafa si è perso nell’errore di tirare indietro il baricentro al momento dell’impatto, col risultato di mandare di là della rete un colpo senza peso e privo di incisività. Mi fermo qui per non entrare nel solito trip di un Nadal che con qualche accorgimento in più avrebbe potuto essere migliore del giocatore che è stato.
Tolto il dente dico che la vittoria di Rafael Nadal a Melbourne risplende di grande luce e fa da eco a un’epopea ormai agli sgoccioli ma che vorremmo non finire mai. Una saga snodata lungo il primo ventennio degli anni duemila, protagonisti quattro cavalieri titolati «Fab» a ragion veduta, per aver dominato in lungo e in largo il mondo della racchetta. Fossero vissuti nel Siglo de Oro, Calderon della Barca ne avrebbe fatto degli eroi tutti cappa e spada scevri da paure.
Di quei guerrieri, uno ha riposto le armi per ragioni di età; un altro prova a stare nella mischia a dispetto di fianchi malandati e un terzo è ancora in cima a tutti, estromesso ahilui dalla lotta per ragioni di vaccino. L’ultimo è riapparso a Melbourne dopo lunghi mesi di inattività spesi a rimettersi dagli acciacchi di tante battaglie.
Inseguendo l’idea ossessiva di dominio, Down Under Nadal ha dunque ribaltato eventuali disgrazie e si è fatto autore di una prestazione sudata palla su palla per via di quella straripante energia atletica che ne fa ancora oggi un lottatore incallito e un campione assolutamente moderno. Sulla Rod Laver Arena di Melbourne Park, l’iberico ha portato a compimento un’opera titanica, opposto a quel Medvedev , dieci anni più giovane, che insidia da vicino la supremazia ancora esercitata dai Fab dimezzati. Da ragazzo, Nadal spaziava per il campo ondeggiando qua e là un bulbo da indio. Per questioni di anagrafe, oggi quella chioma si è diradata al minimo sindacale ma l’eroe di Manacor continua a respirare tennis a pieni polmoni, restituendo agonismo allo stato puro. Con l’astuzia e l’esuberanza che assiste i più audaci, nella finale appena archiviata, è riuscito a far desistere lo zar di Mosca dall’assedio organizzato intorno al suo rovescio salvando un match che sembrava compromesso.
Dunque, secondo titolo in terra d’Australia a fronte di sei finali. Una vicenda in cui fantasia e realtà si intrecciano ormai nella meravigliosa storia di 90 trionfi in bacheca comprensivi di ventuno major. Numeri straordinari che ascrivono questo grande campione negli annali dello sport, dando un’idea forse incompleta del suo effettivo valore.