Harold Mayot vince l’edizione 2020 dell’Australian Open Junior battendo l’amico e compagno di doppio Arthur Cazaux. Il francese dopo una buona partenza nei Challenger trionfa nel primo slam dell’anno

L’acuto nel derby con l’amico Cazaux

Harold Mayot vince l’edizione 2020 dell’Australian Open Junior. Il francese ha la meglio nel derby con il connazionale Arthur Cazaux e s’impone nella rassegna da numero uno del seeding, cosa per niente scontata a livello Under 18. Il ragazzo di Metz apre l’anno di transizione tra il circuito giovanile e quello professionistico con un grande risultato, succedendo così nell’albo d’oro al nostro Lorenzo Musetti che la scorsa stagione aveva alzato la coppa a Melbourne Park dopo la finale contro Emilio Nava. Il 2019 di Mayot – Attualmente al 527° posto della classifica ATP – si era chiuso con l’acuto nel Future di Villers les Nancy e il 2020 è iniziato ancora meglio, un terzo turno e un quarto di finale nei due Challenger giocati a Noumea e Bendigo. Prima dello slam il transalpino ha messo in archivio i successi di prestigio contro Facundo Bagnis ed Egor Gerasimov, i K.O sono invece arrivati contro il nostro Roberto Marcora e Steve Johnson.

Harold ha aperto il suo ultimo anno da junior con quello che di fatto è il suo primo grande risultato, prima della finale australiana; una semifinale a Wimbledon e la vittoria nel Grado A di Osaka. Mayot ha fronteggiato due derby consecutivi per arrivare al successo, queste vittorie a dispetto del ranking non scontate per il grado di conoscenza con i due amici. La vittoria sul compagno di doppio Cazaux per 6-4 6-1, non lascia però interpretazioni diverse da quello che è il punteggio. Il classe 2002 non ha mai concesso una chance di break nell’arco della sfida e ha commentato: Affrontare Arthur è stato difficile, ma allo stesso tempo bello perché siamo molto amici. Spero di poterlo sfidare di nuovo su palcoscenici ancora più importanti – le parole del natio di Metz che ha poi aggiunto – Da quando sono giovanissimo lavoro duramente con il mio staff e abbiamo raggiunto questo traguardo. Sono felicissimo del successo, ma è solamente l’inizio perché spero di vincere tanti titoli quest’anno”.

L’amore viscerale per il tennis

Con la vittoria maturata nella semi deserta Rod Laver Arena, Mayot riporta la Francia al successo nel torneo junior. L’ultimo giocatore d’oltralpe ad imporsi fu la promessa non mantenuta Alexandre Sidorenko nel 2006. Nel torneo maggiore invece l’unica vittoria maschile francese risale al 1928, al tempo dei “quattro moschettieri” Jean Borotra alzò il trofeo battendo Jack Cummings in cinque set. A Mayot non si chiede di riportare la Norman Brooks Challenge Cup in Francia, ma la speranza in patria è quella di trovare un successore degno della generazione che anno dopo anno si avvia al viale del tramonto. In questo verso fanno sperare le parole del fisioterapista Sebastien Poublet: “E’ un grande lavoratore e un grande combattente. Ama visceralmente il tennis, parla solo di quello tutto il giorno e guarda tante partite al telefono e in tv. Ha una grande passione e ogni giorno lavora duramente, questo è Harold”.

Non solo il parere di chi lavora con lui, ma anche l’impressione di Matteo Gigante e Matteo Arnaldi che ci hanno giocato contro. “Mayot è abbastanza completo, ha degli ottimi fondamentali e non fa differenza tra dritto e rovescioil commento di Gigante dopo la sfida sulla terra di Offenbach – Anche il servizio è buono; si muove bene e sa passare dalla difesa all’attacco e vicevarsa. La cosa che mi ha dato più fastidio nell’affrontarlo è la sua capacità di variare”. Sul rosso anche il match disputato da Arnaldi, toccato dall’arduo compito di affrontarlo in Francia a La Rochelle: Contro di lui ho fatto fatica a mantenere un gioco offensivo, gli piace esprimere un tennis potente in cui spinge e comanda. Forte fisicamente, serve bene e quando può va a prendersi il punto a rete – l’analisi del ligure che ci lascia svelando la chiave tattica per un match contro Mayot – Bisogna farlo muovere il più possibile perché quando non riesce ad imporsi esce dalla sua zona di comfort e fa più fatica nello scambio“.