In un’intervista rilasciata a “La Stampa”, il romano ha parlato del ritorno in campo dopo la positività al Covid-19 e fatto luce sui suoi prossimi obiettivi

Matto Berrettini tornerà in campo per disputare l’ATP 250 di Gstaad, dove sarà testa di serie numero 2, dopo la positività al Covid-19 che lo aveva costretto a rinunciare a Wimbeldon.

In un’intervista rilasciata a La Stampa, il ventiseienne romano ha raccontato proprio la sua reazione nel momento in cui ha capito che avrebbe dovuto saltare i Championships: “Pensavo di essere su Scherzi a parte. È stato assurdo, ho anche sperato di essere positivo da più giorni per giocare martedì. Il mio team cercava di tenermi su, ma ero triste, isolato nella mia stanza. Ho cercato allora di aggrapparmi ai ricordi felici, di andarmene da Londra pensando alla vittoria al Queen’s e non a Wimbledon“.

All’inizio non ho seguito le partite, anche se i risultati mi arrivavano sul cellulare – continua Berrettini -. Qualcosa alla fine, ma non sono un grande appassionato di tornei se non li gioco. Ho finito Peaky Blinders, letto poco perché volevo distrarmi. Mi sono serviti i messaggi delle persone che rosicavano come e forse più di me, specie quelli di mia nonna e mio fratello“.

Su Garin, arrivato fino ai quarti di finale e avversario contro cui l’azzurro avrebbe dovuto esordire, ha detto: “È un ottimo ragazzo e ci ho anche perso una finale. Ero favorito io, ma non era scontato che vincessi. È stato bravo“.

Tutto o niente: è il riassunto della mia vita. Anche fuori dal campo ogni emozione la voglio vivere al 100 per cento – spiega ancora -. Spingo mente e corpo al massimo, per questo mi infortuno. O almeno mi piace credere che sia così“.

Peggio il ritiro a Wimbledon o alle Finals di Torino? Berrettini ha pochi dubbi: “A Wimbledon avevo grandi aspettative, mi sentivo in forma dopo essermi allenato con Nadal. Alle Finals l’atmosfera era forse ancora più speciale, pazzesca: gli otto migliori del mondo, in Italia. Quel match con Zverev lo stavo perdendo, ma me lo stavo godendo al massimo. Forse Torino è stato peggio.

Sul ritorno a Gstaad, dove nel 2018 vinse in singolare e in doppio: “Sembrano passati 25 anni. Mai mi sarei aspettato di vincere singolo e doppio, ad ogni partita era una scoperta. Ora sono una persona diversa, ma la palla viaggia come allora. Ho tanta voglia di giocare, tanta rabbia agonistica“.

Infine, sui prossimi obiettivi: “Vorrei giocare tanti tornei, sperando che gli infortuni mi lascino in pace. Gli US Open sono importanti, ma vorrei fare bene anche a Montreal e Cincinnati. Torino è un obiettivo, sento di appartenere a quel livello. Finora non è stato un anno perfetto, ma voglio arrivarci“.