Massimo Sartori, intervistato per il ‘Corriere del Veneto’, ha potuto riflettere sulla situazione di Jannik Sinner, il quale ha scelto di separarsi da Riccardo Piatti per affidarsi a Simone Vagnozzi
Massimo Sartori, storico allenatore di Andreas Seppi, nonché reale scopritore del talento di Jannik Sinner, ha rilasciato un’importante intervista per il ‘Corriere del Veneto‘, testata con la quale ha potuto commentare la separazione appena avvenuta tra l’altoatesino e Riccardo Piatti, suo allenatore dal 2015 a pochi giorni fa. “7 anni fa – ha raccontato Sartori –, Jannik decise di trasferirsi dalla Val Pusteria a Bordighera. Con Riccardo Piatti ha realizzato qualcosa di veramente importante: ha vinto tante partite, tornei prestigiosi ed è arrivato fino al nono posto della classifica mondiale. Secondo me, si è dimostrato molto maturo anche nella decisione di separarsi da lui per scegliere Vagnozzi. Probabilmente si è sentito meno competitivo dei primi 5/6 tennisti al mondo e ha cercato qualcuno che potesse dargli qualcosa di nuovo, allargando il suo bagaglio tecnico e di esperienza”.
Ma chi è Simone Vagnozzi per Sartori, che l’ha allenato e catechizzato sin da quando era giovanissimo? “Simone è stato uno dei miei storici allievi e ha sempre mostrato delle importanti qualità da coach. Per un periodo fu anche ospite a casa mia, quando aveva solo 14 anni. Poi ha incontrato Seppi e hanno stretto un forte legame di amicizia. Possiede nella visione tattica del gioco una delle sue principali qualità: sa indicare al giocatore la scelta dei colpi in base al tipo di avversario e ai frangenti del match. Sono pronto a scommettere che lui e Sinner faranno grandi cose insieme“.
Il coach vicentino, inoltre, ha smentito la possibilità di affiancare il nuovo entourage del numero 10 del mondo, tornando a tuffarsi nel circuito maggiore. “Qui a Vicenza sono molto impegnato con la Horizon, mia accademia che mira a formare i giovani tennisti talentuosi e gli allenatori emergenti. Al momento i numeri sono piccoli, preferiamo puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità. Non ho neanche voluto dare all’accademia il mio nome: voglio che la scuola viva di luce propria e che generi personalità ben indipendenti da me. Il suo slogan è ‘I vostri sogni sono i nostri orizzonti'”.