Con il suo tennis particolarissimo lo zar di Mosca, ultimo esempio di una grande scuola, si candida a diventare, come ai suoi tempi Borg, il primo esempio di una nuova genia tecnica. A Marsiglia ha confermato il suo grande momento ma in finale ha dovuto sudare contro il tennis serve & volley del ‘doppista’ Herbert

Dovessimo risalire a lui per via dei caratteri cirillici, saremmo presto in braghe di tela. Potendo tradurre, per nostra fortuna, in fonemi latini, scopriamo, allora, che dietro Даниил Сергеевич Медведев si celano le sembianze allampanate di Daniil Sergeevic Medvedev, fresco vincitore a Marsiglia, animato da un tennis spigoloso che sta facendo a pezzi l’idea più classica del tennis spingendo i puristi nella più nera disperazione. E se da Bjorn Borg scaturirono un esercito di bimani corri e tira, da Daniil Medvedev, prenderà spunto un prototipo di giocatore ancora tutto da indovinare.

Un tipetto, il moscovita, che servendosi si gesti suoi e di un alfabeto universale, esibisce oggi un secondo posto in classifica mondiale appena guadagnato grazie con una manciata di punti sopra Nadal e a molti altri ancora sotto Djokovic. Un gap, quest’ultimo, che il russo, tuttavia, sembra vivere senza soverchi patemi, convinto che, prima o poi….

Un match clou, quello appena consumato alle Bocche del Rodano, ricco di spunti grazie a quella diversità di stili che è sempre garanzia di spettacolo. Oltre la rete, si è dimenato con grazia un sorprendente Pierre-Hugues Herbert che nei prossimi giorni farà parlare di sé per una settimana maiuscola sicuramente da ricordare. Prossimo ai trent’anni, il francese non ha scritto pagine indelebili nel gioco del singolo, riscuotendo, bensì, miglior gloria in quello del doppio dove, in coppia con Nicholas Mahut, ha riportato, in periodi diversi, nientemeno che tutte le prove dello slam. E del grande doppista, in finale a Marsiglia, il transalpino ha trainato in campo un bellissimo serve and volley e una risposta di prim’ordine. Non contento, ha sorpreso tutti anche per la tenuta degli scambi, la stessa che l’aveva sostenuto quando, in esordio di torneo, aveva estromesso in rimonta Tsitsipas. Con un forte supporto del pubblico avrebbe anche potuto fare bottino, ma con il covid che impazza, le sagome di sorridenti compatrioti hanno fatto quel che potevano.

Un livello di prestazione che ha sorpreso lo stesso Medvedev, bene arginata dal quel suo modo di non regalare nulla ai più deboli e sfoderare artigli coi più forti. Dunque, contando su un valore medio molto alto, il nuovo zar continua a mietere successi e con un carniere ricolmo di dieci titoli e sette finali è lui l’uomo da battere in questa nuova stagione tennistica! Un ruolo che a occhio e croce dovrebbe attizzarlo non poco, vista l’attitudine a primeggiare anche nel gioco del flipper.

Una vittoria che ha visto nella finale l’unico vero cimento. Il resto sono state briciole per tutti, lasciate via via da un astuto Pollicino che la sa lunga su come risolvere i punti importanti. E lui, che personaggio di fiaba non è, prosegue a tamburo battente la realtà della tradizione tennistica del suo paese: da Metreveli a Kafelnikov, fino a Safin e Davydenko, una lunghissima lista di supercampioni che culmina oggi in tipi come Rublev, Khachanov e lo stesso Medvedev. Un esercito di tennisti che a cavallo del cirillico e l’inglese non fa questione di linguaggio e tira dritto al sodo mirando ai tornei dello Slam.