Le parole di Magnus Norman che ha parlato di Stan Wawrinka e ha raccontato un aneddoto riguardante lo US Open 2016
Magnus Norman, ex numero 2 del mondo e coach di Stanislas Wawrinka, ha parlato ai microfoni del podcast “Tennis with an Accent”. Lo svedese ha posto i riflettori sul suo rapporto con il tre volte campione slam che segue ormai dal 2013 (salve una breve interruzione del rapporto tra il 2017 e il 2018). Prima di fare questo però Norman ha elogiato i colpi del suo giocatore: “Quando Stan è in fiducia è una minaccia per i migliori al mondo. Molti parlano del suo rovescio che ovviamente è uno dei migliori nel circuito, ma abbiamo basato il suo gioco intorno al servizio che è molto sottovalutato – puntualizza Norman – La sua seconda di servizio è una delle migliori del circus e anche il dritto gli permette di essere molto competitivo nello scambio e di attaccare con efficacia le palle corte. Il rovescio è nel suo DNA, ma sugli altri colpi ci abbiamo lavorato e li abbiamo fatti diventare la base del suo tennis“.
Tornando indietro invece il coach del tennista elvetico ha ricordato il primo slam vinto: “Quell’Australian Open fu stata una sorpresa, ma fu anche strano con l’infortunio di Rafa in finale. Nello spogliatoio, non sapevo se sarei stato felice per Stan o triste per Rafa, le emozioni erano miste – confessa il finalista del Roland Garros 2000 – Molti dissero che senza l’infortunio Rafa avrebbe vinto, ma quelle due settimane Stan giocò un tennis pazzesco e vinse uno slam, cosa che nessuno si aspettava”. Norman ha accompagnato Stan in tutti i trionfi slam, ma quello che è rimasto più impresso è lo US Open 2016: “Il titolo che mi ha segnato di più è quello di New York, lì ha fatto la sua migliore performance in assoluto. Ricordo in particolare prima della finale di aver fatto una chiacchierata con lui nello spogliatoio. Gli dissi quanto fossi orgoglioso del suo US Open ma anche di tutto l periodo prima, eravamo reduci da un’estate dove avevamo lavorato benissimo nonostante fino al quel momento i risultati non fossero stati altrettanto buoni – prosegue Magnus – Gli dissi quanto ero orgoglioso, lui probabilmente preso anche dal nervoso prima del match, iniziò a piangere e io feci lo stesso. Mentre l’arbitro stava facendo l’annuncio noi eravamo in spogliatoio a piangere, è stato un momento emozionante che ci ha fatto liberare”.