Le parole del tennista carrarino alla vigilia della tournée nordamericana nell’intervista rilasciata a La Stampa

Dopo i quarti di finale raggiunti ad Amburgo, Lorenzo Musetti ha deciso di prendersi una settimana di pausa per preparare al meglio l’incombente stagione sul cemento nordamericano, che inizierà per lui con il Masters 1000 di Toronto il 7 agosto. In un’intervista rilasciata a La Stampa, il carrarino ha parlato del suo stile di gioco e dei sogni ancora irrealizzati: “Non cambierei mai il mio tennis. Magari in campo ho bisogno di più tempo di altri, ma credo sia più gratificante rimanere fedeli a se stessi. E ai sogni che abbiamo nel cassetto. Il più importante era diventare un professionista, ci sono riuscito. Ma chiuso un cassetto, nello sport come nella vita, se ne aprono altri. Adesso è raggiungere la vetta del ranking, vincere uno Slam. Se alla fine non riuscirò a raggiungere tutti gli obiettivi che mi ero posto, vorrà dire che non erano alla mia portata. Ma non vorrei essere diverso da quello che sono“.

Sulla crescita dell’attuale numero 1 del mondo: “In un anno Alcaraz ha fatto progressi incredibili sotto il profilo tennistico, ma anche fisico e e di consapevolezza nei propri mezzi. Oggi è lui il punto di riferimento, il giocatore da battere. È il Re Mida del tennis: quello che tocca diventa oro. È insieme un amico e una fonte di ispirazione, averlo battuto è un vanto ma anche una motivazione in più per riuscirci di nuovo“.

Il carrarino ha anche sottolineato l’importanza dell’aspetto mentale nel tennis: “Le emozioni. Sono un avversario più duro di qualsiasi colpo. Anche perché nel tennis di oggi non ci sono grandi scarti tecnici e tattici, lo si vede anche dai tanti giocatori a ridosso dei primi 100 che riescono a battere un top 10 o addirittura un top 5. Si va sempre più verso un appiattimento dei valori. La differenza, ad un certo livello, è sul piano emotivo e su quello mentale. E lì i migliori hanno una marcia in più. Il tennis è uno sport che può portarti in alto in fretta ma a volte ti fa tanto male che arrivi quasi a rifiutarlo. Nelle ultime due ultime settimane si è accumulato tanto stress, dovevo difendere la vittoria ad Amburgo e inconsciamente lo sentivo. Avevo voglia di stare in campo, ma si è riaffacciato un po’ di nervosismo. Non è però andata malissimo e oltre a qualche punto sento di aver portato a casa una esperienza in più“.

Un commento sulle parole di Goran Ivanisevic, che ha dichiarato che solamente Sinner e Djokovic sono al momento in grado di battere Alcaraz: “Non sono d’accordo. Ci sono parecchi giocatori che possono dargli fastidio. E ce ne sono altri che stanno sbocciando e di cui ancora non abbiamo visto il vero valore“.

Sensazioni alla vigilia dello swing americano: “È una tournée lunga, faticosa, ma non ho punti da difendere. In Canada non ho mai giocato, a New York ho ricordi bellissimi legati alla finale da under 18 e poi è una città incredibile, c’è tanto movimento, tanta energia. Sento di poter far bene anche su quella superficie“.