La bella intervista realizzata al talento carrarino dal ‘Corriere Della Sera’
Un po’ di sano relax per ricaricare le batterie e partire presto alla volta degli States. Lorenzo Musetti si gode ancora qualche giorno di libertà prima di fare le valigie e volare su Cincinnati dove inizierà la sua stagione sul cemento nord-americano. L’azzurro, appena entrato per la prima volta in top 30, ha ripercorso in questa intervista rilasciata al ‘Corriere della Sera’ lo splendido cammino di Amburgo che l’ha visto trionfare per la prima volta in un torneo ATP. “Quel successo lo sto assaporando solo adesso dopo qualche giorno – rivela Lorenzo -. Al termine della partita, ho subito preso un aereo per Umago, ora, in vacanza con la mia famiglia prima della tournée americana, apprezzo tutto. Come ho celebrato il titolo? Abbiamo finito tardi di giocare e quando siamo usciti dal circolo i ristoranti erano tutti chiusi, così abbiamo sobriamente festeggiato in albergo con Simone Tartarini e poi sono andato a letto. Ero stravolto. Ha ragione Adriano Panatta quando dice che l’euforia folle ti travolge per circa trenta secondi: dopo l’ultimo punto ho provato una gioia irrefrenabile. Tre ore di match in trenta secondi; a pensarci bene è stata più liberazione che felicità. In un colpo solo mi sono liberato di tutte le catene che avevo nello stomaco. Doveva esserci anche per me una prima volta, giocare la partita perfetta, la più bella della mia carriera. Ed è stato bello farlo con Carlos, che oltre ad essere un avversario sul campo è un amico fuori”.
La pressione dall’esterno ogni tanto può esser pesante, ma l’importante è avere nella testa ben chiari gli obiettivi. “Nella vita ognuno ha i suoi temi e il suo percorso. Imparando dagli errori e forgiandosi come uomo prima e poi come tennista. Quello che ti forgia fuori ti accompagna dentro. Lo scorso anno in tal senso è stato decisivo. E’ stato un periodo difficile, un insieme di cose che si sono incrociate tra lavoro e vita privata, e che hanno fatto sì che fosse una stagione tra molti alti e bassi. Se sono invidioso per i risultati di Sinner e Berrettini? Sono sempre contento quando loro vincono e devo ringraziarli di essere arrivati al successo prima di me permettendomi di lavorare tranquillamente in un cono d’ombra. Il nostro esempio sta facendo bene a tutto il tennis italiano: Zeppieri e Agamenone in semifinale a Umago, Cobolli, Passaro e Nardi. Il nostro movimento vive un momento felice. Supercoach? Non credo che il concetto di super coach sia una scelta obbligata nel percorso. Già mi avvalgo della collaborazione con Umberto Rianna, tecnico federale, e intendo mantenerla. Se si rendesse disponibile il mio idolo Roger Federer? Beh non credo di potermi permettere il suo salario…”.