Leo Borg riceve una Wild Card al Challenger di Bergamo dove farà il suo debutto tra i professionisti. Scopriamo meglio chi è il sedicenne svedese

A Bergamo il debutto tra i pro

A Bergamo sta per andare in scena il primo Challenger italiano del 2020. Ancora prima del via si è già iniziato a parlare del Trofeo Perrel-Faip, il boom dell’attenzione mediatica nazionale ed estera è dovuta alla presenza nel tabellone principale di Leo Borg. Il figlio d’arte svedese ha ricevuto una wild card e disputerà primo torneo tra i professionisti all’età di sedici anni, decisiva la rinuncia di Jerzy Janowicz, inizialmente atteso in Italia. In sede di sorteggio il ragazzo ha avuto fortuna e al primo turno se la vedrà con un qualificato, trovando di conseguenza uno tra: Chen-Hsin Tseng, Pavel Nejdly, Sadio Doumbia e Filiberto Fumagalli. In caso di vittoria Leo guadagnerà i primi punti ATP e farà il suo ingresso nel ranking Mondiale.

A livello junior Leo ricopre la 98° posizione Under 18. Già da due anni viaggia nel circuito ITF e lo scorso dicembre ha vinto il suo primo titolo in un G4 a Tel-Aviv. Nel 2019 il suo nome ha destato interesse, quando da Wild Card ha preso parte al tabellone di qualificazione di Wimbledon junior. Al suo primo match sull’erba è arrivata però una sconfitta per mano del francese Loris Pourroy con il punteggio di 6-1 6-4. In questa stagione ha subito ottenuto l’ingresso in top 100, fondamentale la semifinale raggiunta al Grado 1 di San José, in Costa Rica. Borg è numero due di Svezia a livello Under ed è in crescita, come evidenziano i risultati, nonostante ciò il suo livello è ben lontano da quello Challenger come lui stesso sa. Questo però paradossalmente trasforma Bergamo in un’opportunità per imparare qualcosa e giocare senza alcuna pressione il primo torneo tra i Pro.

Le paure di Bjorn e sua moglie

Inutile negare quanto pesi il cognome nell’assegnazione della wild card last minute. Bjorn e sua moglie volevano evitare proprio questo fenomeno e hanno ad indirizzarlo verso un altro sport fino all’ultimo, alla fine ha vinto però la racchetta come spiega Patricia Borg (ultima moglie del campione svedese): Quando mi ha detto di voler giocare a tennis ho pianto. Abbiamo provato ad indirizzarlo verso un altro sport, ho provato a ricordargli del suo talento calcistico, sottolineato da un paio d’allenatori ma non è servito – raccontava un paio d’anni fa – Ero spaventata perché non volevo vederlo costretto a vivere il paragone costante con il padre”.

Al momento Leo si allena con lo svedese Rickard Billing che al primo con incontro con Bjorn si è sentito dire: Io sono il genitore, sta a te allenare”. Queste parole hanno dato carta bianca al coach che potuto avere la certezza che il passato di Bjorn non avrebbe interferito con il suo lavoro. Gli ricorderanno sempre di me e questo è un fardello che dovrà portarsi dietrodice l’undici volte campione slam – Io non gli metto pressioni e provo ad assicurarmi che lui possa vivere bene quello che fa. Da genitori aiutarlo è il nostro compito, non deve farsi influenzare dagli altri, sta solo a lui mettersi pressione”.