La polacca ha conquistato a Parigi il secondo titolo Slam in carriera, grazie alla 35esima vittoria consecutiva
Iga Swiatek e Gigi Buffon condividono l’affinità elettiva dell’imbattibilità: 10 partite consecutive per l’estremo difensore nazionale, 35 per la ventiduenne di Varsavia. L’una ottenuta volando da un palo all’altro di una porta, l’altra inseguendo un tennis essenziale che sprizza continuità e aggressività da tutti i colpi. Pare che uscendo dalle corde dei suoi dritti, la palla ruoti sul proprio asse dalle due alle tremila volte per via di un top spin che sembra essere il giusto compromesso tra potenza del gioco e rispetto della balistica.
Non bastasse, due piedi scoppiettanti spingono la prima tennista al mondo in ogni angolo del campo, con fare tanto disinvolto da non tradire distinzioni tra spostamento orizzontale e verticale. Merce rara tra le donne con racchetta in mano, una virtù che pone la giocatrice tra le poche in grado di impattare i due fondamentali ad altezza spalle, un castigo di Dio che toglie il tempo al prossimo e fa di lei un amalgama tra Serena Williams e Monica Seles.
A Parigi, Iga Swiatek ha ribadito la supremazia lasciando per strada la miseria di un set e anche in finale ha oscurato l’esuberanza di una Coco Gauff in forte ascesa e unta di beata gioventù.
Proprio a voler essere pignoli direi che la polacca non fa del servizio un’arma letale pur mantenendo percentuali di prime intorno al 70%. Eccelle invece nella risposta dove miete il doppio dei punti rispetto alle avversarie.
Vale la pena sottolineare, tuttavia, che al di là di specchiate qualità tecniche fisiche e mentali, la quadratura del cerchio è da rintracciarsi nel pieno di fiducia che da gennaio in qua, l’ha sommersa a suon di risultati, qualcosa che in termini di rendimento vale quanto una cisterna di raffinato carburante ai prezzi attuali di mercato.
Così se per Buffon l’imbattibilità si è chiusa all’undicesima partita di un lontano campionato , quella della Swiatek promette di protrarsi in avanti, ben oltre questo Roland Garros.