La legge del contrappasso ai Championships, la vittoria a Contrexéville di una immarcescibile Sara Errani

Già nel 1967 al mio primo Wimbledon, avevo 13 anni, capii che questo evento era unico al mondo. Ma mai avrei immaginato che avesse superpoteri o magie da far impallidire Harry Potter: una finale maschile tra i due giocatori più politically scorrect – Novak Djokovic per il casino in Australia e Nick Kyrgios per tutta la carriera -, un torneo senza russi vinto da una russa e, dulcis in fundo, il primo ministro che con la sua decisione gli aveva tolto i punti costretto alle dimissioni.

Mamma mia … Sarà Errani: Saretta continua imperterrita a giocare lo sport che ama e a competere con la umiltà e la voglia di sempre. Ogni tanto vince ancora i tornei e alcuni si ricordano di una delle più grandi campionesse del nostro sport: la verità sul suo caso doping la sa solo lei io che ho il piacere di conoscerla le credo; ma forse sono di parte, anzi senza forse. Però non ho mai visto un accanimento simile contro qualcuno come contro di lei – mi viene in mente la Sharapova ad esempio – da parte di tutti, anche da parte di quelli che oggi le dicono, obtorto collo, brava. Per questo ho una ammirazione sconfinata per lei che silenziosamente, discretamente e seriamente dimostra in campo l’immenso amore per il suo sport. Una donna vera, con la D maiuscola.