I ciclisti Thibaut Pinot e Guillaume Martin hanno criticato Rafael Nadal e tutti coloro che ricorrono a iniezioni per superare il dolore e competere ai massimi livelli, nonostante impedimenti legati ad infortuni. La stampa francese ha preso a cuore l’argomento e ha intrapreso un’inchiesta relativa a questo problema di carattere etico
Rafael Nadal è al centro dei pensieri della stampa francese, ma non solo di quella che tende ad elogiarlo per la conquista del suo titolo numero 14 al Roland Garros. Ad alcuni, infatti, hanno fatto storcere il naso alcune dichiarazioni dello spagnolo, il quale ha raccontato di essersi sottoposto a continue infiltrazioni per addormentare temporaneamente i nervi del piede e permettergli di giocare senza dolore. Questa pratica non è concessa, ad esempio, nel ciclismo e, non a caso, i ciclisti transalpini Thibaut Pinot e Guillaume Martin si sono scagliati contro il maiorchino e contro tutti gli altri sportivi che usano queste pratiche per mettere a tacere i propri infortuni. “Gli eroi di oggi…” ha twittato Pinot sul proprio profilo pochi giorni fa e questo commento non è passato affatto inosservato agli occhi dei più attenti giornalisti francesi.
Clemence Lacour, una reporter investigativa, è entrata nel merito delle dichiarazioni ironiche del ciclista d’Oltralpe e ha pubblicato un proprio commento che ha fatto discutere e non poco: “Questi eroi che scelgono di mantenere alto negli anni il livello delle loro performance a spese del proprio corpo e della propria salute a lungo termine, a tal punto da addormentare determinate parti del corpo. Sono questi i modelli che vogliamo per noi e per i nostri figli?“. La discussione etica che si è aperta risulta piuttosto spinosa. Chi sono i veri eroi dello sport? Quelli che, con passione e abnegazione, si servono di qualunque rimedio pur di restare competitivi e cercare di vincere i titoli più prestigiosi? Oppure coloro i quali sacrificano una coppa o un successo in nome del trionfo del proprio benessere fisico e dei loro principi?
L’idea di Pinot è stata poi spiegata, in maniera più esaustiva, dallo stesso: “Ho un modo di intendere lo sport, delle mie convinzioni, diverse da quelle della maggioranza. Il mio Tweet riguardava Nadal, ma in generale atleti del golf, dell’equitazione, di pallamano, di pallacanestro, di scherma, di rugby, di sollevamento pesi, sciisti, calciatori, surfisti, ciclisti eccetera. Non sto affatto mettendo in discussione la sua carriera e il suo talento, ma stiamo assistendo a troppi atleti che utilizzano queste pratiche nell’ultimo periodo. Esse sono semplicemente proibite nel mio sport, che eppure è così criticato”.
Ancora più duro sull’argomento il collega Martin, il quale è stato recentemente intervistato da L’Equipe. “Se un ciclista fa la stessa cosa, è già proibito. Ma anche se non lo fosse, tutti lo chiamerebbero dopato perché c’è un tale background culturale, tali connotazioni legate al ciclismo. E così Nadal passa per un eroe perché riesce a superare il dolore, ma in realtà usa sostanze per superare il dolore e di nuovo, è una cosa molto borderline. Il vincitore sulla bici, in particolare quello del Tour de France, anche se non c’è nessun elemento dietro di esso, viene sistematicamente accusato di doping. Il tennis, per esempio, ha parametri abbastanza simili con il ciclismo: è uno sport di resistenza, quindi penso che gli stessi prodotti possano avere un effetto doping. In questo caso, non vedo perché ci debbano essere regole diverse. Ci sono stati casi provati di doping anche nel tennis, quindi penso ci fosse un interesse”.