La cavalcata a Wimbledon del bad boy Nick Kyrgios è una delle storie più avvincenti degli ultimi anni. Anche perché l’australiano ha sul serio la chance di arrivare in fondo: Nadal è acciaccato e lui (a differenza di tanti altri) non soffre il peso del suo cognome, come dimostrato più volte in passato.
Un cambio di rotta
Kyrgios ha fatto il Kyrgios e ha esagerato, perché difficilmente la sua semifinale di Wimbledon contro Rafael Nadal diventerà la partita più vista di tutti i tempi. Ma, con un punto di domanda per i problemi di Rafa, ci sono tutti i presupposti per vedere una sfida di altissimo livello. Lo sono stati tanti dei loro match del passato, conditi da un po’ di pepe (come sempre quando in campo c’è l’australiano) e dalla voglia di Nadal di mostrare che il culto del lavoro ha sempre la meglio sull’improvvisazione. Lui la sua semifinale l’ha costruita così, mentre il rivale l’ha fatto a modo suo, facendo come sempre il fenomeno a fasi alterne. Quello che al primo turno rischia di andare a casa contro un Paul Jubb qualsiasi, salvandosi per 7-5 al quinto set, ma poi con la stessa nonchalance mette in fila altri quattro successi, giura di aver compreso l’importanza dell’opportunità che ha di fronte (per una volta vien da credergli…) e punta al titolo. Lo storico dei duelli Nadal-Kyrgios racconta di nove sfide, ma la memoria non può che correre alla più lontana, sempre all’All England Club nel 2014, quando un Kyrgios al debutto ai Championships si guadagnò i quarti a spese di Rafa. Al tempo dell’australiano si vedeva solo il tennis dirompente, mentre era difficile prevedere che fino a due giorni fa quello sarebbe rimasto il miglior risultato della sua carriera, impolverato da una lungaserie di comportamenti e parole non esattamente da lord. Ma la sua cavalcata delle ultime due settimane, che – piaccia o meno – rappresenta una delle storie più affascinanti degli ultimi anni, lo sta rilanciando.
Si è sempre detto che col suo atteggiamento da bad boy, che si allena quando capita e ai canoni del tennista moderno ha sempre preferito la play station e le feste fino a tarda notte, l’australiano stesse facendo male soltanto a se stesso, gettando al vento il talento che madre natura gli ha donato. Ma è onesto riconoscere che già da qualche mese è tornato (o ha iniziato) a fare le cose come si deve, smettendola di gettare al vento partite solo per far vedere che per lui il tennis veniva sempre e comunque all’ultimo posto. A febbraio si è trovato fuori dai primi 130 del mondo, col rischio di guardare il circuito maggiore dalla tv, così (per fortuna) ha deciso che era il momento di cambiare rotta. Magari non nell’atteggiamento, ma nei risultati sì. È tornato a mettere in fila qualche buon torneo, si è preparato a dovere – o così dice – per la stagione sull’erba e chissà che la semifinale a Wimbledon non riesca finalmente a fargli capire che con un pizzico di disciplina può davvero fare cose importanti. C’è da scommettere che non ne baratterebbe altre con la possibilità di essere sempre se stesso, ma intanto è il primo australiano a giocare una semifinale Slam dal 2005 (Hewitt allo Us Open) e in tanti iniziano a credere che possa davvero essere il suo momento. Per il tennis che sa esprimere (e l’intrattenimento che può regalare) se lo meriterebbe anche, mentre per tante altre cose nient’affatto. Ma a decidere sarà solo e soltanto il campo, e sul Centre Court le liti con colleghi, ufficiali di gara e spettatori, le multe e tutto ciò che ha combinato negli anni scorsi non avranno alcun peso.
Ha le armi per battere Nadal, specie se acciaccato
Come tutti i giocatori capaci di andare in fondo in questa edizione particolare di Wimbledon, Kyrgios pagherà l’assenza di punti in palio. Non salirà al numero 20 del ranking come gli sarebbe successo e perderà addirittura qualche posizione, ma anche questo per uno come lui conta gran poco. Si è capito che non avrà mai la continuità per fare il top player a tempo pieno, ma può riuscirci a intermittenza e di sicuro ha le armi per battere Nadal: le ha sempre avute, anche se nelle ultime tre sfide (tutte perse, dopo il 3-3 nei primi sei precedenti) ha sempre perso. L’hanno condannato i tie-break, perché ne ha ceduti cinque su cinque, segno che ha avuto le capacità di giocarsela fino in volata ma poi gli è sempre mancata l’ultima pedalata. Non è un caso, ma se c’è un match nel quale l’equilibrio si può rovesciare è proprio questo, anche alla luce dei problemi di Nadal. Lo spagnolo – come riportato da Marca – deve fare i conti con uno strappo addominale di sette millimetri, ma è intenzionato comunque a provarci fino in fondo. C’è il rischio (per non dire la certezza) che giocandoci sopra il problema si aggravi, ma trattandosi di una semifinale Slam, per di più contro un avversario che non gli sta affatto simpatico, c’è da capirlo. Detto ciò, la situazione potrebbe dare a Kyrgios quel piccolo vantaggio necessario per riuscire a compiere il famoso step che gli è mancato in passato, tanto che secondo tutti i bookmakers il favorito per il match è diventato lui. Per Nick una finale a Wimbledon, dove non andava oltre il terzo turno addirittura dal 2016, sarebbe un bel modo per rispondere a tutte le critiche che gli sono piombate addosso – senza che facesse nulla per evitarle, va detto – negli ultimi anni, e magari rilanciare una carriera da potrei ma non voglio che sin qui, per uno coi suoi mezzi, grida decisamente vendetta. Poi per vincere anche la finale servirebbe un’altra prestazione monstre, ma già arrivare a domenica varrebbe tantissimo.