Col titolo a Sofia, Jannik Sinner è salito al numero 10 della Race to Torino, a 270 punti dalla soglia che attualmente vale la qualificazione per le Finals. Sarà un mese di testa a testa con Ruud, Hurkacz e Auger-Aliassime, quattro nomi per due posti. Secondo i calcoli, a Sinner serviranno circa 700 punti: tanti ma non troppi
Ruud, Hurkacz, Sinner, Aliassime: in 4 per 2 posti
Matteo Berrettini non ha ancora la garanzia di un posto, ma può stare tranquillo. Perché o nelle ormai poche settimane che ci separano dalla prima torinese delle Nitto ATP Finals il tennis cambierà completamente volto e protagonisti, proponendo una sorpresa dopo l’altra, oppure il romano sarà fra gli otto che si sfideranno al Pala Alpitour, e potrà partire con ambizioni da protagonista. Al momento, Berrettini è numero sei della Race to Torino e insieme a lui sono già certi di un posto anche Djokovic, Medvedev, Tsitsipas, Zverev e Rublev, che lo precedono. La lotta, quindi, sarà tutta alle loro spalle, senza Rafael Nadal (settimo) che si è autoescluso, ma con un quartetto di giocatori che dopo aver lottato a distanza nelle ultime settimane si ritroveranno da domani a Indian Wells, prima grande opportunità per fare un passo avanti verso Torino. Fra loro anche Jannik Sinner, che a sette giorni di distanza dal successo di Hubert Hurkacz a Metz gli ha risposto bissando il titolo del 2020 a Sofia, salendo al n.10 della Race e dimostrando di avere tutte le intenzioni di lottare fino alla fine con lui, Casper Ruud e Felix Auger-Aliassime.
Il problema è che di colpo Ruud si è scoperto super competitivo anche sul cemento, tanto da aver appena vinto a San Diego, e raccolto punti fondamentali per la corsa a Torino. Il norvegese, capace di conquistare cinque titoli nel 2021 (nessuno come lui), occupa l’ottavo posto – settimo escludendo Nadal – con 2.925 punti, e un vantaggio di 150 su Hurkacz (2.775), che a sua volta ne ha 270 più di Sinner (2.505). Segue, undicesimo, Felix Auger-Aliassime con 2.320. Dovesse mancare l’appuntamento con Torino, Sinner pagherebbe a carissimo prezzo la finale persa a Miami contro Hurkacz. Non solo perché l’altoatesino avrebbe 400 punti in più, e sarebbe nono e appiccicato a Ruud, ma anche perché il rivale polacco che l’ha battuto all’Hard Rock Stadium ne avrebbe 400 in meno. Significa che il margine di Jannik sul primo degli esclusi sarebbe di ben 600 punti, distacco che gli permetterebbe di approcciare in modo diverso le ultime settimane dell’anno. Ma non è il momento di perdersi nei rimpianti, perché le possibilità sono ancora vivissime.
Con ancora cinque settimane di tornei, e potenzialmente ben 3.000 punti a disposizione, è giusto ricordare che al momento la lista di giocatori ancora in corsa per le Finals è infinita, ma l’elenco andrà via via riducendosi torneo dopo torneo, tanto che solo i giocatori appena citati sembrano in lizza per giocarsi gli ultimi due posti. A meno che a qualcuno non riesca un’impresa alla Jack Sock, più unica che rara. Nel 2017, alla vigilia del Masters 1000 di Parigi Bercy lo statunitense era numero 24 della Race, ma a suon di vittorie riuscì a vincere il titolo e guadagnarsi l’ultimo pass per l’O2 Arena. E ci mancò poco che a Londra non arrivò in finale, visto che superò il girone e poi vinse il primo set nella semifinale con Dimitrov.
Servono tanti punti, ma si può fare
Sinner ha detto che non vede la qualificazione per Torino come un’ossessione, ed è un buonissimo approccio visto che, se anche non dovesse farcela quest’anno, l’appuntamento col Pala Alpitour sarebbe solamente rimandato. Tuttavia, riuscire a esserci alla prima storica edizione italiana avrebbe un valore preziosissimo, per lui e anche per l’evento in generale. Jannik lo sa e lo dimostrato il fatto che (come il solo Auger-Aliassime) è iscritto a tutti i tornei da qui a fine stagione. Vuol dire che, indipendentemente da come andrà a Indian Wells, l’azzurro avrà la chance di recuperare punti sui rivali ad Anversa, dove invece mancheranno entrambi i giocatori che lo precedono. A Vienna invece ci saranno tutti e quattro, così come a Parigi Bercy, che con buona probabilità diventerà l’appuntamento determinante per stabilire sia il settimo sia l’ottavo qualificato. Sinner ha detto che se ce ne sarà bisogno è disposto a giocare anche a Stoccolma, la settimana immediatamente precedente alle Finals. Vorrebbe dire giocare sei tornei di fila, sette nel caso in cui dovesse poi qualificarsi effettivamente per Torino. Uno sforzo importantissimo, anche alla luce del fatto che già oggi nei primi 15 del mondo il solo Cameron Norrie ha giocato più tornei di lui nel 2021.
Sinner ha iniziato la stagione sul veloce indoor alla grande, vincendo il titolo nel suo primo torneo in carriera da testa di serie numero uno, e in questo senso l’obbligo – atipico – di tornare a giocare all’aperto a Indian Wells potrebbe essere un intoppo. Ma la buona notizia è che Jannik è in forma, e in California non esordirà prima di venerdì. Ha tempo di adattarsi al cambio di condizioni.
Nelle dieci edizioni londinesi delle ATP Finals, il giocatore a entrare al Master col minor numero di punti è stato Matteo Berrettini nel 2019, quando chiuse ottavo nella Race a quota 2.670. Ma in chiave 2021 il dato lascia il tempo che trova, perché ogni anno la corsa alle Finals è una storia a sé, tanto che in passato è successo addirittura che nel 2014 David Ferrer rimase fuori con 4.045 punti, chiudendo decimo (entravano in nove, perché Nadal rinunciò) perché Milos Raonic lo scavalcò arrivando in finale a Bercy. Più indicativa la media del “cut-off” delle ultime dieci edizioni, assestato a 3.210. Dando uno sguardo ai punti attuali dei giocatori in lizza per gli ultimi posti, quella indicata sembra una soglia credibile per mettere al sicuro la qualificazione, indipendentemente dai risultati dei diretti concorrenti. Fosse così, Sinner dovrebbe raccogliere circa 700 punti negli ultimi quattro (o cinque) tornei. Sono tanti, ma non troppi. Si può fare.