Juan Carlos Ferrero, allenatore di Carlos Alcaraz, è stato intervistato da Arab News, emittente al quale ha potuto raccontare quanto sia difficile gestire la pressione per un ragazzo così giovane

Juan Carlos Ferrero non è solo un ex numero 1 del mondo, ma anche l’allenatore di Carlos Alcaraz, preso sotto la sua ala protettiva nel 2018, quando aveva 15 anni, e portato fino a diventare il numero 1 del mondo più giovane della storia del tennis. Così come il giovane spagnolo, l’allenatore è stato intervistato da Arab News, emittente al quale ha potuto raccontare quanto sia difficile gestire la pressione per un ragazzo così giovane.

“Dopo gli US Open, è stato difficile adattarsi al suo nuovo ruolo di numero 1 – ha affermato Ferrero –. Stavo parlando con lui della maniera in cui doveva gestire la situazione, ma penso che abbia bisogno di fare dell’esperienza da sé, andare a un torneo e sentire la pressione di essere il numero 1, giocare le partite essendo numero 1 del mondo. Non è molto facile all’inizio, soprattutto all’età di 19 anni. Non è super maturo e controllare tutto quello che gli è successo non è affatto semplice. È in un momento in cui ha bisogno di vivere e di fare esperienza, adattandosi pian piano alla nuova realtà”.

Alcaraz lavora anche con una psicologa, Isabel Balaguer, elogiata da Ferrero per l’ottimo lavoro che sta svolgendo. “È una parte importante del nostro team. Sono passati circa due anni da quando lavora con noi. Parliamo con lei e cerchiamo di analizzare insieme tutti i problemi, tutte le difficoltà mentali del circuito e dei tornei. Carlos le racconta come si sente, come si sta allenando e le parla di tutte le cose che sta passando dagli US Open. Stanno lavorando molto bene insieme”.

Così giovane, Alcaraz è già amato in tutto il mondo e può sempre contare del sostegno di una gran parte di tutti gli stadi del mondo. “Mi ricordo che, già quando ho iniziato a lavorare con lui – ha proseguito il campione 2003 del Roland Garros – e cominciavamo a giocare per il mondo, quando aveva 16 o 17 anni, non era così famoso, ma era molto carismatico ai tornei e tutte le persone volevano guardare Carlos sul campo. Non mi sorprende vedere che tutte le persone ora lo amano. Sorride, è molto gentile con tutti, è un bravo ragazzo ed è fortunato ad avere una famiglia così bella. Suo padre ha giocato a tennis, quindi è in grado di capire come suo figlio deve lavorare con l’allenatore. L’ha lasciato crescere, si è fidato di me fin dall’inizio e mi ha lasciato lavorare in tranquillità. Abbiamo un ottimo rapporto”.

Come si lavora quando si occupa già la prima posizione del ranking? “Carlos deve lavorare su piccoli dettagli: deve essere più continuo al servizio, ancora più aggressivo in risposta, cancellare alcuni degli errori che commette quando scende a rete. Non si può dire a qualcuno che, solo perché è numero 1, è molto completo e non ha bisogno di lavorare. È assolutamente il contrario: deve continuare a lavorare in tutti i settori, ed è quello che faremo“.