Tutti i giocatori sono diversi, e cambiano le epoche, ma restano alcune similarità nelle tipologie di gioco. E Jannik, sia per la precocità sia per la ‘spietatezza’ con cui da fondo sa dominare gli avversari, ricorda il Kid di Las Vegas

I tennisti sono come le nuvole: diversi l’uno dall’altro. Abbandonandomi, tuttavia, al gioco delle somiglianze, mi spingo volentieri a vedere in Sinner un’ evoluzione di André Agassi. Qualcosa che potrebbe suonare azzardato per chiunque, compreso un imberbe atesino che sta studiando a tutti gli effetti da grande campione.
Per dire che, salvo naturali tratti distintivi, i due hanno un sacco di roba in comune. Soprattutto li unisce quel modo di spingere da dietro guardando all’arretramento come a una sorta di grandine per gli orti. Una zona, quella da fondo campo, che comunque nel gioco delle affinità divide i due all’altezza dell’ impatto. Giocando ‘in piedi’, infatti, il Kid di Las Vegas riusciva a salire meglio sulla palla tagliando di più il campo. Diversamente dal nostro eroe, che alla luce di una postura leggermente più accovacciata molte volte colpisce più basso di quanto offrirebbe il rimbalzo.
Per il resto i due sono uniti da quel modo nitido di disegnare geometrie di gioco spietate al punto da gettare l’altro fuori campo in pochi scambi castigandolo spesso a subire il controtempo.
Qualcuno obietterà che, sulle ali dell’entusiasmo, mi sono lasciato prendere la mano procedendo a un confronto assai severo.
E allora ribadisco che Sinner è comunque sulla buona strada per essere l’erede del grande tennista yankee, sia per le analogie tecniche sia per quelle tattiche. Non solo, il dominio esercitato ad Anversa, dove ha perso la miseria di una ventina di game, fa pensare a lui come a uno di quei fenomeni giovanili, passati e recenti, che non si accontentano facilmente distinguendosi per precocità e continuità di risultati.
Chiudo dicendo che, tutto sommato, il gioco delle similitudini ha una sua utilità. Accade quando le analogie si riassumono in una tipologia di gioco piuttosto che in un’altra per via di modelli di gioco adottati dai singoli secondo caratteristiche tecniche fisiche e mentali.
Per dirla tutta, Sinner rientra in quell’assortimento di tennisti a tutto campo, con una certa predilezione per la «baseline», di cui Agassi è ancora il capostipite, e all’occorrenza non ci sarebbe nulla di male a prendere spunto da quella gestualità per trarne il giusto profitto.